'Piccolo Bonaparte', imperatore dei trapanesi. Occorre fare un dettagliato riassunto delle puntate precedenti per comprendere cosa sta accadendo davvero nell'estremo lembo occidentale della Sicilia, dove le Elezioni Amministrative del 2017 rischiano di passare alla Storia d'Italia come le più controverse di sempre. Protagonista indiscusso, in realtà piuttosto discutibile, è un ex sindaco molto amato dai suoi concittadini. Mimmo Fazio, come previsto, è stato il candidato più votato al primo turno e si è guadagnato il diritto di andare al ballotaggio insieme all'esponente del centrosinistra, Pietro Savona.

Il clima che ha preceduto il voto non è stato dei migliori: lo scorso maggio, Fazio è stato arrestato e posto ai domiciliari perché coinvolto in un presunto sistema di corruzione nel settore dei trasporti marittimi siciliani. La revoca della misura restrittiva gli ha permesso comunque di condurre in prima persona i giorni più 'caldi' della campagna elettorale ed il sostegno dei suoi tanti estimatori, testimoniato dai risultato del primo turno, non è venuto meno.

La Procura 'guastafeste'

A rovinare i piani dell'ex primo cittadino, nel suo nuovo assalto allo scranno più alto del Comune di Trapani, è arrivato il ricorso della Procura palermitana che ha chiesto il ripristino dei domiciliari. Fazio ha dunque convocato una conferenza stampa annunciando il suo disimpegno dalla campagna elettorale, pur restando in corsa, e la sua intenzione di rinunciare alla carica qualora eletto.

In caso di rinuncia formale, con tanto di lettera alla commissione elettorale, sarebbe rientrato in gioco il terzo candidato più votato, nello specifico il senatore Antonio D'Alì (anche lui alle prese con problemi giudiziari, ndr). Ma Fazio ha volutamente chiuso la porta all'ex compagno di partito, a Trapani è storia nota che tra i due non corra buon sangue.

Il probabile commissariamento

L'ultima mossa, però, potrebbe aver messo fuori gioco anche il suo rivale al secondo turno: non presentando entro i termini prestabiliti la squadra degli assessori, Fazio è stato dichiarato decaduto dalla competizione elettorale. Savona correrà da solo, ma dovrà raggiungere un doppio quorum: per essere validato, infatti, il risultato delle urne necessita del 50 % più uno degli elettori, mentre al candidato dovrebbe andare il 25 % dei consensi.

Inutile nascondersi dietro un dito, è probabile che buona parte dei trapanesi diserti le urne: coloro che continuano a sostenere Fazio, ma anche esponenti di altre forze politiche che gradirebbero il colpo di spugna per riorganizzare le truppe in vista di nuove elezioni . Il Comune verrebbe commissariato, un funzionario regionale svolgerebbe i compiti del sindaco e della giunta. Resterebbe in carica il consiglio comunale eletto lo scorso 11 giugno con una ripartizione dei seggi senza alcun premio di maggioranza, decisa da un sistema proporzionale puro.

Abile strategia

Mimmo Fazio non si è chiuso nel silenzio. "Ciò che ho fatto è in totale coerenza con quanto annunciato - si è difeso - e con il mio atto confermo il mio totale disimpegno dalle elezioni".

La reazione dell'altro candidato, invece, si traduce in un ricorso presentato alla commissione elettorale. Nel documento, Pietro Savona chiede il rientro in corsa del terzo candidato più votato o, meglio ancora, la sua automatica proclamazione a sindaco. Questa seconda ipotesi sembra assolutamente onirica; quanto alla prima, se qualora venisse accolta potrebbe incassare un secco 'no' da parte del diretto interessato. Il senatore D'Alì ha già dichiarato che, in ogni caso, non prenderà parte al ballottaggio. Piccolo Bonaparte è stato un abile stratega in tal senso e con un biblico 'muoia Sansone con tutti i Filistei' ha spiazzato gli avversari. Siamo consapevoli che usare il termine 'moralità' in ambito politico ha lo stesso valore di costruire una stazione sciistica nel Sahara, eppure non possiamo esimerci da fare riferimento alle parole dello stesso Fazio durante la citata conferenza stampa.

"Rinuncerò alla carica di sindaco in caso di elezione per non aggiungere altri pregiudizi all'immagine della città". La stessa città che ora è ostaggio dell'imperatore ed il cui danno potrebbe essere ben più grave della sola immagine.

Indignazione virtuale

L'immagine di Trapani nel resto d'Italia non è delle migliori. Al di là di fiction sull'argomento 'mafia' qualitivamente scadenti, siamo dinanzi ad una delle ultime città del Belpaese come qualità complessiva della vita (stando alle annuali classifiche del Sole 24 Ore), in un territorio che ha dato i natali all'ultimo dei grandi boss di Cosa Nostra latitanti, Matteo Messina Denaro (il cui comune d'origine, Castelvetrano, è stato recentemente sciolto per inquinamento mafioso a pochi giorni dalle elezioni amministrative), in cui è stata addirittura individuata una banca in odor di mafia che è stata posta in amministrazione giudiziaria (caso unico in Italia).

A questa etichetta la gente di Trapani si è ribellata con 'fumose' prese di posizione, indignazioni virtuali sovente esposte sui social network, ma mai nulla di concreto. Come se il vero problema fosse l'immagine e non il problema stesso, perché è inutile negare che la presenza della mafia è forte in tutto il territorio trapanese.

Trapanesi padroni del proprio destino

Mimmo Fazio ad onor del vero non c'entra nulla con la mafia ed i suoi problemi con la Procura scaturiscono da tutt'altra vicenda che, ad ogni modo, se venisse confermata da quelli che saranno i procedimenti giudiziari, fornirebbe comunque la fotografia di un sistema economico basato sull'illegalità. Buon senso e logica avrebbero voluto il passo indietro del candidato sindaco prima del voto dell'11 giugno, ma ormai è acqua passata.

Ora i cittadini trapanesi hanno l'opportunità di esprimere concretamente la loro indignazione e scegliere se avere un sindaco o un commissario. L'opportunità è quella di dimostrare al resto d'Italia che Trapani ed i suoi abitanti sono padroni del proprio destino e non rispondono alle trame contorte di un singolo personaggio e neppure ai dettami di quelle forze politiche che, escluse dal ballottaggio, vorrebbero azzerare tutto. Mettere da parte il colore politico e riflettere su ciò che è meglio per la città potrebbe essere il leitmotiv del prossimo 25 giugno, perché il commissariamento è un lusso che Trapani non può permettersi. Naturalmente ognuno è libero di agire secondo coscienza e, allo stesso modo, potrà essere libero di indignarsi inutilmente in un secondo momento, quando la città sarà nuovamente etichettata in base ai ben noti luoghi comuni. In realtà Trapani non necessita di imperatori, qualunquisti e politicanti improvvisati, ma solo di una sana 'normalità'.