Febbraio 2018 si sta avvicinando velocemente, e tutti i partiti stanno cercando di prepararsi al meglio per una sfida elettorale che vedrà scontrarsi per la prima volta in Italia tre poli che potranno concorrere seriamente per la leadership a Palazzo Chigi. Nel mese di settembre, infatti, stanno diventando sempre più numerosi i sondaggi commissionati dai partiti per capire quali alleanze stringere, e su quali tematiche battere di più durante i mesi di campagna elettorale.

Sondaggio Demos, i risultati

In queste ultime ore, "Termometro Politico" ha diffuso nuovi sondaggi Demos, le cui ultime rilevazioni risalivano al mese di giugno.

Come ormai confermato da tutti gli istituti sondaggistici, è il Movimento 5 Stelle ad affermarsi come primo partito nelle preferenze degli italiani. Il consenso del movimento capitanato da Beppe Grillo si attesta al 28,1%, con un incremento rispetto all'ultima rilevazione statistica di ben il 2,1%. Sorpassato definitivamente il Partito Democratico che segna un +0,5%, fermandosi però solo al 26,8%, con un Matteo Renzi che deve difendersi dalle possibili ambizioni del Ministro dell'Interno Minniti alla poltrona di Palazzo Chigi.

In flessione la coalizione del centro-destra che, dopo la risoluzione del tema sbarchi operata da Minniti, sembra in leggera difficoltà: la Lega Nord di Matteo Salvini registra una perdita dello 0,2%, passando dal 13,8% al 13,6%, mentre Forza Italia scivola pesantemente, passando dal 14,4% di giugno al 13,2% del mese corrente.

In controtendenza il partito Fratelli d'Italia, che registra un timido +0,1%, attestandosi al 4,8%. La coalizione di centro-destra rimarrebbe comunque la prima forza politica se si presentasse unita alle elezioni, raggiungendo un non poco invidiabile 31,6%.

Tra i piccoli partiti troviamo Articolo 1 - MDP in flessione dello 0,5%, che si ferma al 3,8%, mentre Sinistra Italiana e Campo Progressista fanno registrare rispettivamente un 2,4% e un 2% che segnano una perdita dello 0,5% e dello 0,3%.

Limita le perdite, invece, Alternativa Popolare, che passa dal 2,1% della rilevazione di giugno al 2,0% di settembre.

Le flessioni dei piccoli partiti possono essere interpretate come una spinta degli elettori al voto utile, spostandosi su compagini che hanno concrete possibilità di vincere le elezioni politiche.

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