I tentacoli del potente magnate George Soros arriverebbero fino ai Balcani. E' quanto sostiene il giornalista Giovanni Giancalone in un articolo pubblicato su "Gli occhi della guerra", speciale de "Il Giornale". Giancalone riporta che alcune settimane fa il premier albanese Edi Rama ha incontrato Soros nel corso della sua visita negli Stati Uniti. Niente di nuovo visto che Rama è da sempre considerato vicino al magnate, essendo membro del CdA della sezione albanese della "Open Society Foundation", la fondazione fondata da Soros nel 1993. Inoltre Rama quattro anni fa ha anche partecipato al suo matrimonio.

Rama accusato di legami con Soros

L'ex primo cittadino della capitale albanese Tirana in occasione di una visita a Washington aveva definito il premier albanese come "il principale investimento di Soros in albania", sostenendo che a causa delle critiche mosse nei confronti del magnate e della sua simpatia per Trump era costantemente attaccato da lui e dalle organizzazioni a lui vicine, nonché dai media internazionali.

Le relazioni tra il magnate ungherese con passaporto statunitense ed il premier albanese erano già venute a galla nei primi mesi dell'anno, quando a scontrarsi furono la Procura Generale albanese, Adriatik Llalla e l'ambasciatore americano a Tirana Donald Lu. Il primo accusava il secondo di essere un emissario di Soros e di volere condizionare la politica del paese delle aquile.

L'ambasciatore replicava accusando il procuratore generale di opporsi alla riforma della giustizia albanese caldeggiata da Edi Rama, da Soros e dall'amministrazione dell'allora presidente Obama, che sosteneva il Partito del premier albanese. Il Procuratore aveva accusato l'ambasciatore statunitense di averlo minacciato se non avesse avallato la riforma in questione, inoltre affermò che Lu in più circostanze aveva posto sotto pressione la Procura per fare archiviare delle indagini nei confronti di società sospettate di non aver rispettato la legislazione albanese.

Le ingerenze in Italia

Che gli Stati Uniti ed il magnate ungherese tentino di condizionare e orientare la politica interna di stati sovrani è noto, basti pensare a quando, in occasione del referendum costituzionale, l'ex ambasciatore Usa a Roma, John R. Philips si schierò apertamente in favore del Si, sostenendo che in caso di trionfo del No l'Italia avrebbe fatto un passo indietro.

Una mossa simile arrivò anche da Obama, che dichiarò che la vittoria del Si avrebbe aiutato il paese.

Ricordiamo infine l'incontro tra Soros e Gentiloni a Palazzo Chigi alcuni mesi fa, quando esplose il caso che mise sotto accusa le Ong di agevolare il traffico di immigrati. Il magnate mediante la sua fondazione "Open Society" è uno dei maggiori finanziatori delle Ong impegnate nel salvataggio dei migranti.