"La legge per il finanziamento del governo è stata approvata alla camera dei deputati la scorsa notte; per approvarla pure al senato, c'è bisogno dell'aiuto dei "democrats". Loro vogliono l'immigrazione senza controlli e delle frontiere precarie". Queste le parole del presidente degli USA un giorno fa, davanti ai microfoni dei cronisti statunitensi. Dopo le polemiche infuocate dei giorni scorsi contro i migranti, Donald Trump non placa dunque la sua vena polemica. Recentemente si è scagliato contro i vertici del partito democratico, colpevoli di essere i potenziali responsabili del "fantasma" dello shutdown.

I democratici vorrebbero fermare la misura voluta dal partito repubblicano, perché vogliono fare da "scudo", alla potenziale espulsione di più di 500.000 immigrati, arrivati in maniera irregolare negli Stati Uniti. Successivamente a queste polemiche, si sono riuniti per un incontro istituzionale, l'esponente della minoranza democratica Chuck Schumer e il presidente americano Trump. Nonostante ciò, il summit non ha partorito niente di positivo tra i due, visto la mancanza di una raggiunta intesa. L'"ora x" per Donald Trump, sarà mezzanotte di oggi, in Italia saranno le sei del mattino.

Trump e l'"ossessione" dell'immigrazione

Di certo, il presidente Trump non può essere tacciato di essere un uomo comprensibile o ragionevole.

Le sue invettive contro i "dreamers" (immigrati irregolari), sono divenute un suo "marchio di fabbrica". Nel marzo del 2017, propose la costruzione di 78 km "di muro", contro l'immigrazione messicana. Il fenomeno dell' "immigrazione" secondo l'amministrazione Trump, starebbe creando una frattura enorme nella vita sociale di milioni di cittadini americani.

Molti degli analisti politici, critici verso Donald Trump e le sue proposte, tralasciano il fatto, che gli Usa sono stati travolti da una crisi economica scoppiata nel 2008. Tutto ciò ha creato enormi disuguaglianze economiche e disagi sociali, come il fenomeno delle baby-gang. Il ceto medio americano e la working class sono state le classi sociali più colpite dalla crisi.

Tutto ciò non fa che incentivare, il fenomeno della xenofobia e del razzismo che più volte nella storia degli Usa, sono stati al centro del dibattito politico nazionale. Il presidente Trump si fa "ambasciatore" di questo malessere sociale, e infatti alle elezioni del 2016, non pochi (studenti, operai, piccoli commercianti) gli hanno dato il proprio consenso.