La retorica sovente politicamente scorretta del presidente americano Donald Trump ha messo a segno un altro colpo: questa volta, tuttavia, il suo bersaglio è particolarmente vulnerabile, poiché si tratta dei migranti in Usa.

La frase shock

Occasione di una nuova espressione di quella oramai è vecchia retorica trumpiana è stato un incontro tenutosi allo Studio Ovale della Casa Bianca, nel quale alcuni membri del Congresso hanno affrontato con il tycoon la questione dell’immigrazione nel Paese, così come il tema dei “Dreamers”. Ai parlamentari presenti all’incontro che chiedevano al presidente di riconsiderare la sua scelta di negare lo status di protetti dagli Usa ai migranti da Haiti, El Salvador e dagli stati africani, così ha risposto Trump.

"Perché gli Stati Uniti dovrebbero avere tutta questa gente che arriva da questo cesso di Paesi?". Un’espressione, questa di "shithole countries", che ha lasciato spiazzati - hanno scritto alcune testate americane - il senatore democratico Richard Durbin e lo stesso senatore repubblicano Lindsey Graham (del medesimo partito del tycoon) che avevano chiesto solo pochi minuti prima al presidente di tagliare del 50% il numero dei permessi che possono essere vinti alla lotteria dei visti di ingresso negli Usa, un taglio che era stato proposto proprio per privilegiare la tutela dei migranti già residenti sul suolo americano. Migranti che, come nel caso degli haitiani e dei salvadoregni, hanno diritto, secondo le leggi Usa, allo status di protetti perché fuggono da Paesi nei quali vi sono state catastrofi naturali.

Lo sdegno dell’Onu

Le esternazioni di Trump hanno suscitato vive reazioni. Addirittura sdegnata è stata la presa di posizione dell’Onu, che, attraverso i suoi portavoce, ha definito il pensiero trumpiano "vergognoso e scioccante" e lo stesso presidente americano "razzista". Sicuramente netta è stata d’altro canto anche la reazione dei media americani, i quali, contravvenendo alla loro prassi giornalistica che prescrive l’omissione o la censura del turpiloquio, hanno scelto di riportare le parole del presidente esattamente così come sono state pronunciate, con le relative volgarità.

Il New York Times ha perfino scritto la parola "shithole" nei titoli dei pezzi, dichiarando tuttavia, per mezzo di Phil Corbett, associate managing editor della testata: "Siamo ancora inclini a evitare volgarità nei titoli".

Una retorica da tempo politicamente scorretta

Ma, a parte i precedenti attacchi politicamente scorretti ai media americani, la retorica trumpiana non è nuova a dichiarazioni controverse sui migranti in Usa.

Già lo scorso luglio, infatti, a proposito dei 15.000 haitiani riparati negli Stati Uniti, Trump aveva affermato, ha scritto ancora Repubblica, che "Hanno tutti l’Aids". E a proposito dei 40.000 nigeriani giunti nel Paese nel 2017 il presidente americano aveva commentato, ha riportato ancora la testata: "Non torneranno nelle loro capanne".