Luigi Di Maio non ci sta con quello che definisce da sempre "un accanimento mediatico riservato quasi esclusivamente, e con toni tutti ad hoc, al Movimento." Oramai sappiamo che non tutti gli esponenti 5 Stelle vedono i giornalisti come macchiette asservite al potente di turno. Non si può neanche negare che molta stampa sia nazionale che estera, abbia spesso puntato il dito su presunte irregolarità dei 5 Stelle, quando molti altri partiti ne hanno combinate di ben peggiori. Vero è anche il fatto che il compito del giornalismo è quello di informare a 360° (possibilmente con indipendenza) e, per quanto interesse giustamente susciti il Movimento, alcune domande bisogna porsele senza rischiare di essere etichettati come grillini.
Tuttavia il candidato premier dei 5 Stelle punta maggiormente il dito sulle reti più importanti dell'informazione (Rai, Mediaset, giornali dei partiti in testa) accusandole di "grossa sproporzione d'informazione nei loro confronti", auspicando comunque sia una campagna ad armi pari!"
In questa nuova campagna elettorale il Movimento 5 Stelle vive una situazione decisamente diversa rispetto a quella del 2013, reduce e forte dell'esperienza parlamentare e di altri cinque anni della buona vecchia gavetta sul campo.
Di Maio in campagna elettorale regge bene la pressione mediatica, ma alcuni candidati uscenti non lo aiutano nella corsa
La vicenda di alcuni rimborsi non versati da parlamentari del Movimento accompagna ed anima da svariati giorni la campagna elettorale del'aspirante premier.
Di Maio annuncia mano ferma per chi ha trasgredito al regolamento 5 Stelle, a partire dagli uscenti e candidati in posizioni sicure Andrea Cecconi e Carlo Martelli. L'ex vice presidente della camera ci tiene altresì a ricordare con orgoglio la restituzione di 23 milioni di euro di stipendi. Purtroppo però Di Maio torna sulla questione che non esista un caso, quando si parla dell'unica forza politica che abbia restituito al popolo soldi che servono a dare lavoro a chi non ne ha.
A Di Maio però non si contesta il fatto che abbiano restituito soldi degli stipendi e rinunciato al rimborso elettorale, ma piuttosto vengo a sottolineare il fatto che si deve informare anche quando il dubbio è concreto. A questo punto se mancano ancora all'appello ricevute di versamento è più che giusto portare la questione all'attenzione popolare, non per forza creando così un caso ancor prima di conoscere tutti i fatti.
"Per i ritardi si tratta di problemi di contabilità del MISE e del MEF"
"Ieri" (11 febbraio, nda) "sono state effettuate le verifiche e quello che è venuto fuori è solo un problema di contabilità del MISE e del MEF. Gli ultimi bonifici li stiamo facendo in questi giorni e non sono ancora stati accreditati sul conto. Non per correre ai ripari ma perché si stanno chiudendo adesso le rendicontazioni. In ogni caso risulta tutto sul nostro sito internet!" queste alcune delle parole di Luigi Di Maio per spiegare la questione dei mancati versamenti da parte di alcuni parlamentari.
Arrivati a questo punto aspetteremo che i problemi di contabilità vengano superati e che i soldi vengano accreditati come promesso al popolo. Semmai in un secondo momento ci potremmo soffermare sul perché non fossero stati accreditati prima, invece di aspettare la chiusura delle rendicontazioni.