Matteo Renzi, dopo le dimissioni, non si ricandiderà alla segreteria del Partito Democratico. Vanno così a prendere forma nuovi scenari; cosa accadrà dunque ora nel partito? E quale sarà il futuro di Renzi? La sua area sarà ancora la maggioranza? O ci sarà l’agognata svolta a sinistra auspicata da molti militanti?

Al via il toto segretario

Renzi, durante la conferenza stampa post elezioni, ha detto che si limiterà a fare il senatore di Firenze, Scandicci e Lastra a Signa; comportandosi da semplice militante.

Ma le sue dimissioni, oggetto anch’esse di discussione da giorni, aprono l’interrogativo su chi gli succederà alla segreteria Pd. Uno dei nomi forti in queste ore è quello di Carlo Calenda, dinamico ministro ben visto da vari mostri sacri del partito (Prodi, Veltroni, Rutelli). Dal canto suo, Calenda non scopre le sue carte limitandosi a dire che un leader il PD lo ha già, ed è l’attuale presidente del consiglio Paolo Gentiloni.

Tuttavia vi sono altri nomi di grande rilievo: uno è neorieletto presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, che auspica un ritorno all’Ulivo ed è ben visto da Liberi e Uguali; ma si fa dalla giornata di ieri anche il nome di Graziano Del Rio, riavvicinatosi recentemente al segretario dimissionario, e che potrebbe mantenere viva l’area renziana nel partito.

In tutto questo si inserisce il ministro Martina, che dovrebbe raccogliere l’eredità di Renzi in qualità di reggente e che dovrà rappresentare il partito nelle consultazioni al colle.

L’unica certezza è che il PD necessità di riorganizzarsi in fretta e di avere un segretario, anche in vista di importanti appuntamenti elettorali quali diverse regioni al voto nel prossimo aprile, le europee e le elezioni in Sardegna il prossimo anno.

Renzi leone ferito

Il neosenatore Renzi intanto, è un leone ferito. La sua parabola nel Partito Democratico sembra conclusa, ma non bisogna darlo per scontato. L’area renziana è comunque un’area del partito nutrita, e se i suoi componenti non si affretteranno ad abbandonare la nave che affonda, potrebbero comunque dire la loro.

Renzi, dal canto suo, se non riuscisse a rimanere nell’area della dirigenza del partito grazie a Del Rio, potrebbe tentare di fondare un nuovo partito nello stile di En March! di Macron. Questa opzione non è da sottovalutare. Anche perché l’ex sindaco di Firenze potrebbe creare con i suoi fedelissimi dei gruppi parlamentari autonomi, e visto il precario equilibrio della legislatura che sta nascere, la cosa potrebbe creare degli interessanti scenari in parlamento.