Una delle accuse che quasi tutti i giorni viene lanciata contro il presidente Trump è che l'inquilino della Casa Bianca avrebbe, come dire, un rapporto un po' problematico con la verità.
Una telefonata nel 1984
Per esempio riguardo all'entità del suo patrimonio. Secondo Jonathan Greenberg, che ne ha scritto pochi giorni fa sul Washington Post, nel 1984 Donald Trump lo avrebbe chiamato al telefono facendosi passare per un altro, allo scopo di convincere lo stesso Greenberg a rivedere la posizione di Trump nella classifica delle 400 persone più ricche degli Stati Uniti stilata dalla rivista Forbes.
Chi è John Barron?
Era il 1984 e Greenberg aveva una ventina d'anni. Nel maggio di quell'anno un sedicente (sostiene lui) impiegato della Organizzazione Trump lo chiamò al telefono. Il misterioso interlocutore si presentò come John Barron e cercò con insistenza di convincere Greenberg che Trump, che allora aveva 37 anni, era più ricco di quanto aveva calcolato Forbes e che quindi avrebbe dovuto occupare una posizione più alta nella classifica delle persone più ricche d'America.
Secondo l'opinione di Greenberg, che ha diffuso la registrazione di quella telefonata, il misterioso John Barron in realtà non era altri che Donald J. Trump in persona, l'attuale inquilino della Casa Bianca. Malgrado Trump abbia cercato di alterare il suo accento, è facile riconoscerne la voce, afferma Greenberg.
Le dimensioni contano (per Trump)
In quella chiamata – è la tesi dell'ex giornalista di Forbes – non solo Trump si sarebbe fatto passare per un'altra persona, ma avrebbe anche mentito spudoratamente sulle dimensioni del suo patrimonio (e Trump sembra essere uno per cui le dimensioni contano, a cominciare dalle sue mani...). L'accusa di Greenberg è pesante: e cioè che Trump, menzogna dopo menzogna, sia riuscito a costruirsi l'immagine di una persona più ricca di quanto fosse realmente, il che gli avrebbe portato una fama e un'influenza ingiustificate.
Tra l'altro Trump è ancora oggi nella classifica di Forbes, il suo patrimonio valutato sui tre miliardi di dollari. Non va certo dimenticato che uno dei mantra elettorali che lo hanno portato alla Casa Bianca è stata proprio l'insistenza sui suoi grandi successi come imprenditore.
Quasi tutte falsità
“Ci sono voluti decenni – scrive Greenberg – per smascherare la farsa elaborata da Trump allo scopo di proiettare di sé l'immagine di una delle persone più ricche d'America.
Quasi tutte le affermazioni su cui si basava questa pretesa erano false”.
Di più: “Non solo era più povero di quanto sosteneva, ma col tempo ho scoperto che non avrebbe mai dovuto figurare nella lista dei 400”. Nel 1982 Forbes valutò che la ricchezza di Trump ammontasse a 100 milioni di dollari: Greenberg sostiene che in realtà stava sui 5 milioni. In particolare, il falso Barron sostenne in quella chiamata che Trump aveva assunto la gestione della maggioranza delle attività paterne e che controllava “al 90 per cento” l'impresa immobiliare di famiglia. Sostenne anche, il presunto Barron, che Trump sarebbe riuscito a ottenere ogni anno un utile di 50 milioni dai suoi casinò di Atlantic City, che poi furono sommersi dalla bancarotta.
Tutto ciò condusse la rivista, nel 1984, a raddoppiare la stima della fortuna di Trump fino a 400 milioni di dollari. Solo che poi si scoprì che il padre di Trump aveva mantenuto il controllo del suo impero immobiliare fino al 1999, l'anno della sua morte, allorché divise in parti uguali tra i suoi quattro figli e alcuni nipoti. Durante quella conversazione Greenberg si era impegnato a mantenere il segreto. Ma adesso, 34 anni dopo, Greenberg ha deciso che le menzogne di Trumpo lo hanno esonerato da quell'impegno di riservatezza.
Pseudonimi
Tra l'altro va ricordato che lo stesso Trump in una causa giudiziaria del 1990 ha ammesso di essersi talvolta fatto passare per John Barron. Secondo il Washington Post Trump coi giornalisti avrebbe anche usato lo pseudonimo John Miller.