Donald Trump minaccia Teheran, ma fa sul serio o invece vuole solo far pressione sulla classe dirigente iraniana?

«Mai, mai più minacciate gli Stati Uniti o ne pagherete le conseguenze, talmente gravi come mai nella storia. Non siamo più disposti a sopportare le vostre folli minacce di violenza e morte. State attenti!».

Così, con un infuocato tweet tutto in lettere maiuscole, il comandante in capo Donald Trump si è rivolto lunedì scorso al presidente della repubblica iraniana Hassan Rouhani.

Il bullo-in-capo

Un messaggio più da bullo-in-capo che da leader di una delle più antiche democrazie del mondo, ma tant'è, ormai conosciamo il tipo e sappiamo quanto poco tenga alle forme consacrate della diplomazia.

Messo da parte il tono ruvidissimo, diciamo abrasivo, c'è davvero il rischio che lo scontro Stati Uniti-Iran si possa trasformare in conflitto armato?

Disparità abissali

Secondo gli analisti, no. Anche perché la disparità delle forze in campo è tale che anche la più spericolata classe dirigente – e quella di Teheran può essere fanatica, ma non spericolata – ci penserebbe due volte prima di ricorrere all'opzione militare.

Se proprio si arrivasse allo scontro, e stiamo parlando di una zona del mondo vitale per i rifornimenti petroliferi, gli Stati Uniti avrebbero gioco facile. Peraltro, dato il carattere per lo più montagnoso dell'Iran, se invadere il Paese può apparire come relativamente facile (molto relativamente: nel 2003 in Iraq ci vollero mezzo milione di uomini e l'Iran non è l'Iraq), tenerlo dopo averlo preso sarebbe tutto un altro paio di maniche.

Un po' di numeri. Come ricordava Newsweek il 23 luglio scorso, in termini di popolazione l'Iran nel confronto praticamente scompare, dato che conta 80 milioni di abitanti contro i 325 degli Stati Uniti. Questo significa una capacità industriale e una disponibilità di forze totalmente sbilanciate a favore dell'America.

Quanto ai militari in servizio attivo, gli Stati Uniti ne hanno un milione e 300mila, mentre l'Iran al massimo ne può mobilitare 550mila.

Coi riservisti, poi, gli Stati Uniti possono arrivare a due milioni di uomini, mentre l'Iran dovrebbe fare uno sforzo titanico per arrivare a un milione. Senza contare, ovviamente, le enormi differenze in termini di addestramento ed equipaggiamento.

Un dispendiosissimo complesso militar-industriale

Sul piano dei soldi, poi, il confronto è più che impietoso: secondo l'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, l'anno scorso gli Stati Uniti per la difesa hanno messo a bilancio 610 miliardi di dollari, più di Cina, Russia, Arabia Saudita, India, Francia e Giappone messi insieme.

L'Iran, dal canto suo, ha stanziato 14 miliardi e mezzo.

E dunque, se il confronto armato è improbabile, se non impossibile, perché il tweet ultra bellicoso?

Intanto c'è da considerare che il presidente Trump si è circondato di personaggi piuttosto estremi, dal punto di vista ideologico. Come per esempio il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e il segretario di stato Mike Pompeo, che tanto amerebbero vedere un cambio di regime a Teheran e che sono rimasti più che soddisfatti quando, a maggio scorso, il quarantacinquesimo inquilino della Casa Bianca ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare iraniano siglato dall'odiato predecessore Barack Obama. Tra l'altro Mike Pompeo, tanto per rendere chiaro il suo pensiero sull'Iran, ha definito l'attuale classe dirigente persiana come una "mafia".

Imporre i propri termini

Secondo alcuni analisti, l'intento di Trump potrebbe essere quello di forzare il regime iraniano a intavolare una trattativa con lo scopo, in buona sostanza, di imporre a Teheran termini migliori (secondo il metro di giudizio trumpiano), sul nucleare, di quelli ottenuti dalla precedente amministrazione.

Come che sia, non si sfugge all'impressione che quell'ammonimento finale, “BE CAUTIOUS!”, il tonitruante comandante in capo farebbe bene a rivolgerlo anche a se stesso.

Perché ogni volta che gli Stati Uniti hanno messo il dito in quel nido di calabroni che è il Medio Oriente, ne sono derivate conseguenze molto imprevedibili e molto spiacevoli per tutti.