Il primo cambiamento è in atto da parte del governo del medesimo o, almeno, da chi ne regge i fili. Il braccio di ferro istituzionale che vede da un lato le due forze politiche che stanno componendo il nuovo esecutivo e, dall'altro, il Capo dello Stato non ha davvero precedenti nella Storia repubblicana del Paese ed in un colpo solo concretizza tutti i dubbi ed i timori che stanno nascendo all'estero circa la maggioranza che, a breve, potrebbe guidare l'Italia. Lo scenario è surreale perché la battaglia non si combatte sul nome del premier, quello è stato accolto favorevolmente da Sergio Mattarella.

Paolo Savona e l'insperata notorietà

Improvvisamente, l'uomo più chiacchierato d'Italia è diventato Paolo Savona, 81enne economista che aveva vissuto la sua unica parentesi Politica oltre vent'anni fa, quando era stato ministro dell'industria del Governo Ciampi. Lui è il prescelto al ministero dell'economia, imposto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Sarebbe corretto dire che è il prescelto dal premier incaricato, Giuseppe Conte, ma il suo nome circola da tempo, ben prima che 'l'avvocato degli italiani' fosse designato dai leader di M5S e Lega in qualità di candidato capo del governo. Le sue posizioni anti-europeiste però sono ben note ed è un nominativo sul quale Mattarella ha storto da subito la bocca.

Per il Presidente della Repubblica è l'uomo sbagliato al posto sbagliato, ma sul versante dei firmatari del contratto di governo non c'è alcun margine di trattativa. Motivo per cui è muro contro muro tra un esecutivo che ancora non è tale e tra chi dovrebbe renderlo tale, con il rischio che tutto salti e che si ritorni alle urne.

La retorica 'salviniana' preannuncia la nuova campagna elettorale?

Novello Masaniello con accento lombardo, il ruolo si addice a Matteo Salvini, a quanto pare più di qualunque incarico istituzionale. Anche perché per la mera propaganda non c'è alcun bisogno di mostrare fatti concreti, ma basta urlare più degli altri. "Se salta il governo ci sarà una frattura con gli italiani, la frattura tra i palazzi ed il popolo.

Non tratto più, o si parte o si vota". Più o meno sullo stesso tono le dichiarazioni di Luigi Di Maio nel corso di un comizio a Terni, della serie "ora o mai più". Ma in fin dei conti, i due leader potrebbero essere lungimiranti perché magari hanno compreso che Mattarella sarà un osso ben duro. Dunque, si preparano già ad un'eventuale nuova campagna elettorale dove, stavolta, l'obiettivo è quello di sollevare la piazza per rovesciare la Torre (il Quirinale, ndr), metaforicamente parlando. Ormai non ci meravigliamo più di nulla. Sul fronte pentastellato, Alessandro Di Battista fa eco alle parole del suo leader. "Porre veti sul ministro dell'economia lo trovo assolutamente inaccettabile". Più moderato il presidente della Camera, Roberto Fico.

"Spero si vada avanti, saranno Mattarella e Conte a sciogliere il nodo". Ciliegina sulla torta, la ritrovata verve di Giorgia Meloni in difesa dell'ex o quasi alleato, dopo averlo chiamato 'traditore'. Stavolta, la leader di Fratelli d'Italia si schiera con Salvini e parla di "ingerenze del Colle". Qualcuno le spieghi che concordare i ministri con il presidente del Consiglio incaricato e, dunque, accettarli o meno, rientra nel pieno diritto costituzionale del Capo dello Stato.

Lega e M5S incomprensibili, a meno che...

A questo punto è lecito, anzi obbligatorio porsi delle domande, cosa che certamente non fa la docilmente ammaestrata platea populista che non vede l'ora di sfoggiare sui social i propri saggi di opinionismo politico.

Secondo queste fulgide menti, contestare la nomina di un ministro (ribadiamo, nel pieno diritto di Mattarella) sarebbe un atto di contrasto alla volontà popolare. L'anziano ex ministro di un governo tecnico, Paolo Savona, sarebbe dunque espressione della volontà popolare? L'ex funzionario di Bankitalia, dirigente di Confindustria, presidente del Credito Industriale Sardo e di altri istituti bancari, consigliere d'amministrazione in Tim, sarebbe dunque il campione portato avanti da Di Maio e Salvini in difesa degli interessi degli italiani? Non ha totalmente senso, a meno che i due leader non abbiano già cambiato idea sul condividere il timone del Paese e vogliano puntare direttamente su un prossimo appuntamento elettorale.

Per quanto macchinosa come tesi, avrebbe un senso, molto più che impuntarsi su quello che, certamente, è uno stimato professionista che, però, ha tutte le caratteristiche dello spettrale babau filobancario evocato da leghisti e grillini negli anni passati, quando c'era da insultare qualcuno.

Cosa inquieta Mattarella?

Ad ogni modo non è certamente il curriculum di Savona ad inquietare Mattarella, quanto le sue note posizioni anti-euro. Non rappresentano 'pentimenti da tarda età', ma sono state enunciate a chiare lettere dal diretto interessato già nel 1992 quando si era dichiarato contrario ai parametri del trattato di Maastricht ed aveva espresso la propria contrarietà nell'ingresso del Belpaese nell'euro.

Un euroscettico per vocazione e convinzione ed è proprio la cosa che spaventa Sergio Mattarella. Inutile girare intorno alla questione perché è chiara come il sole: secondo il Colle, l'interesse nazionale all'interno dell'UE sarebbe a rischio affidando il dicastero dell'economia a Savona e ad avvalorare questa tesi ci sono le reazioni dei mercati finanziari e le perplessità che circolano a Bruxelles sul nuovo esecutivo di Roma ancora in cantiere. Oltretutto, il diktat penstastellato-leghista è semplicemente intollerabile per ciò che Mattarella rappresenta, la più alta carica dello Stato, ed anche per la sua stessa dignità. Motivo per cui non può e non deve cedere dinanzi a questo 'aut... aut' perché si verrebbe a creare un precedente pericoloso a livello istituzionale.

Un altro incarico per Savona?

In questo lungo periodo intercorso dalle elezioni del 4 marzo 2018, Sergio Mattarella ha dimostrato un'incrollabile pazienza, nel preciso interesse di garantire a chi ne fosse in grado la possibilità di dare un governo al Paese. Riteniamo che nel colloquio con Giuseppe Conte in programma nelle prossime ore, il Presidente della Repubblica possa tentare una mediazione, magari offrendo a Savona un altro ruolo all'interno dell'esecutivo che possa creare meno allarmismi a Bruxelles e dintorni. Siamo però dell'avviso che sarà l'ultima corda gettata dal Capo dello Stato, tiratissima e sul punto di spezzarsi. La pazienza di Mattarella è stata incrollabile, ma non può essere infinita.