Il 15 maggio la bozza di contratto di Governo tra i due partiti che hanno vinto le elezioni dello scorso 4 marzo è stata resa nota. In rete circola il documento intero, intitolato “Contratto per il Governo del cambiamento”. Un documento lungo 40 pagine che consta di ben 29 punti con misure, provvedimenti e idee da attivare a nuovo Governo fatto. Ecco i punti salienti del documento e cosa si prefiggono di fare i due partiti una volta che Salvini e Di Maio firmeranno il contratto.

Pensioni, lavoro, welfare

Il documento del 15 maggio adesso deve passare alla firma dei due leader dei due partiti.

Tra le pagine disponibili sul web, si vedono aree rosse che rappresentano i punti dove occorrerà ancora un lavoro di mediazione e di attenta analisi. Nel documento si leggono concessioni reciproche fatte dai due schieramenti, perché evidentemente tra le prerogative di questo accordo ci sono punti non negoziabili e imprescindibili di entrambe le forze politiche che sono chiaramente di estrazione e provenienza diversa. Sulle Pensioni sembra si sia trovata subito una intesa. Al punto 16 del documento c’è la nuova riforma delle pensioni, con la cancellazione di quella Fornero. Quota 100 che consente la pensione al raggiungimento di quella soglia calcolata sommando età anagrafica e contribuzione, pensione di anzianità con quota 41 e proroga di opzione donna (pensione contributiva per le donne a 58 anni di età e 35 di contributi), questi i provvedimenti previdenziali.

Per il lavoro al punto 13 del contratto si prevede l’abolizione dei voucher, un provvedimento di lotta acerrima al precariato. Si ipotizza la nascita di un salario minimo per l’intero universo dei lavoratori. In pratica viene fissata per legge una soglia minima di paga oraria che non sarà più lasciata alla contrattazione sindacale.

Per favorire il rilancio occupazionale, si prevedono misure in favore dei giovani che vorranno avviare nuove imprese e si pensa al taglio del cuneo contributivo, cioè ridurre le spese del costo del lavoro che le aziende devono sostenere per i loro dipendenti. Al taglio del costo del lavoro si affiancherà la flat-tax che prevede due aliquote fisse al 15 ed al 20% con deduzione fissa da 3.000 euro a famiglia.

Nasce il reddito di cittadinanza, con 780 euro a disoccupato con programmi formativi e di ricerca del lavoro che saranno avviati dai Centri per l’Impiego che nel contratto di Governo vanno potenziati. Il meccanismo è quello delle 3 offerte di lavoro in un biennio per ogni sussidiato, offerte che non possono essere rifiutate pena la decadenza del beneficio. A 780 euro sarà fissata la soglia minima di pensione, con la creazione della pensione di cittadinanza che prevede l’erogazione della differenza di importo mancate a pensionati che percepiscono meno di 780 euro al mese.

Immigrazione, giustizia e tagli alla politica

Velocizzare i tempi della giustizia, sia civile che penale riordinando il sistema della Magistratura.

Sull’argomento inoltre, per garantire l’imparzialità di chi è chiamato a giudicare e sentenziare, occorre riformare il sistema partendo dalle modalità elettive che non devono passare più dai partiti politici. Combattere il precariato della scuola, cancellare la chiamata diretta e stabilizzare le maestre diplomate che oggi rischiano il posto sono i provvedimenti presenti nel punto 27 intitolato “una vera buona scuola”, parafrasando il decreto del Ministro Giannini sulla scuola che tanto è stato criticato. Per le infrastrutture e le opere pubbliche si pensa ad una revisione di molte opere già in programma, a partire dalla sospensione dei lavori sulla TAV, la linea ad alta velocità Torino-Lione per la quale occorre ridiscutere in maniera integrale il progetto.

Tagli alla spesa pubblica doverosi a partire dalla riduzione dei parlamentari, dalla cancellazione di diversi privilegi loro concessi a partire dai vitalizi e più nel dettagli, un taglio alle pensioni superiori a 5.000 euro non eque rispetto ai contributi versati dai fruitori. Per gli immigrati, chiusura dei campi Rom non autorizzati, stop ai roghi tossici negli stessi campi nomadi e obbligo di frequenza scolastica per i loro figli con rischio allontanamento dalle famiglie e perdita della potestà genitoriale per i non in regola. Per i migranti inoltre, si prevede la nascita di centri di permanenza temporanea dove collocare momentaneamente i migranti che devono essere identificati. Sedi di permanenza temporanea da aprire uno per ogni regione e dalla quale i migranti non potranno uscire se non identificati come richiedenti asilo e no come migranti economici. Per questi ultimi scatterebbe il rimpatrio rapido, in massimo 18 mesi.