Nel contratto di governo appena sottoscritto dalle delegazioni di M5S e Lega sono presenti molti dei temi più cari alle due forze politiche come flat tax, reddito di cittadinanza, superamento della legge Fornero, controllo e respingimento dei migranti clandestini, norme a tutela dell’ambiente e del lavoro. Tra i vari punti del programma comune con cui Luigi Di Maio e Matteo Salvini intendono governare l’Italia, ne mancano però due, magari non fondamentali, ma molto sentiti e discussi dall’opinione pubblica: la legalizzazione di cannabis e prostituzione, sostenuti rispettivamente dai pentastellati e dai leghisti.

Due argomenti ritenuti, evidentemente, troppo divisivi, visto che a quanto risulta non sono neanche finiti sul tavolo della trattativa. Ma vediamo quali sono le posizioni di M5S e Lega su cannabis e prostituzione.

La legalizzazione della cannabis nel programma M5S

È dal 2014 che nel M5S si discute ufficialmente di legalizzazione della cannabis. Ad occupasi del delicato argomento in prima persona è sempre stato il deputato Vittorio Ferraresi. Sul blog del Movimento si parla di superamento della legge Fini-Giovanardi (come poi effettivamente avvenuto), non punibilità della coltivazione di un numero massimo di 4 piante di marijuana, di liceità della detenzione e della cessione di una quantità massima di 5 grammi e di eliminazione dell’illecito amministrativo legato al possesso di cannabis.

Argomento purtroppo accantonato durante la recente campagna elettorale, durante la quale Di Maio ha comunque dichiarato di essere favorevole alla “legalizzazione soft delle droghe leggere”. Il M5S non abbandona però il progetto, nonostante gli forzi caduti nel vuoto nel corso dell’ultima legislatura, quando l’Intergruppo parlamentare formato da oltre 300 onorevoli e presieduto dal radicale Benedetto Della Vedova, non è riuscito nemmeno a far approvare un testo sulla legalizzazione della cannabis terapeutica.

Prostituzione legale cavallo di battaglia di Salvini

Mentre sul tema della legalizzazione della cannabis Salvini si dimostra totalmente contrario, il leader della Lega assume un atteggiamento completamente opposto sulla prostituzione. Era il 15 gennaio scorso quando il capo leghista lanciava l’ennesimo appello per la riapertura delle case chiuse.

Secondo Salvini, infatti, “fare l’amore fa bene, drogarsi no”. Per questo motivo si dice favorevole al “controllo dello Stato sulla prostituzione” e contrario alla “liberalizzazione” della cannabis. Il segretario della Lega pensa che “in tutto il mondo civilizzato è lo Stato e non la criminalità a gestire la prostituzione”, per questo bisogna riaprire le case chiuse e tassare questa attività. Fare la prostituta, insomma, è una libera scelta che paesi come Germania, Svizzera e Austria hanno scelto di legalizzare, tassare e tutelare dal punto di vista sanitario.