Il Decreto Dignità è stato approvato ieri mattina dal Senato della Repubblica, con 155 voti favorevoli e 125 contrari. Luigi Di Maio si è detto molto orgoglioso di aver contribuito all'approvazione di un provvedimento, che, a suo dire, rappresenta il primo tentativo di riforma del mondo del lavoro guardando alle esigenze dei cittadini e non a quello delle lobby economiche che stanno letteralmente rovinando l'economia del Paese.

Nel dettaglio, il testo approvato dal Senato prevede di estendere fino al 2020 gli incentivi economici riservati ai lavoratori under 35 e la reintroduzione dello strumento dei voucher per retribuire i dipendenti stagionali delle aziende che operano nei settori del turismo e dell'agricoltura, mentre la questione della stretta sui contratti a termine verrà affrontata solo dal 2019, poiché è prevista una prima fase transitoria in cui sarà confermata la situazione in essere.

Decreto Dignità: critiche e commenti positivi dei leader politici

Nonostante le numerose critiche che il mondo degli imprenditori ha sollevato contro le misure previste dal Decreto Dignità, il provvedimento è stato commentato positivamente anche dall'ex capo politico del Movimento cinque stelle, che ha rilasciato un'intervista in cui ha ribadito come molte aziende che hanno sfruttato i lavoratori italiani per anni, con stipendi da fame e contratti capestri, saranno costrette a rivedere le proprie strategie o a rinunciare agli investimenti in Italia.

Nel corso dell'iter di approvazione dell'importante decreto legge, era stato soprattutto il leader degli industriali italiani a paventare la disastrosa possiblità che moltissimi posti di lavori potessero essere a rischio dopo l'entrata in vigore della riforma Di Maio, poiché, a suo dire, introdurre dei vincoli poco flessibili nel mondo del lavoro avrebbe spinto molti operatori del mercato a non assumere più, per il timore della mancanza di flessibilità introdotta dalla nuove norme.

Anche i dirigenti del Partito Democratico hanno criticato tantissimo la riforma, constatando come, a loro avviso, la nuova legge andasse nella direzione opposta al Jobs Act, mettendo molte industrie nella condizione di dover limitare gli investimenti per la difficoltà di poter essere competitivi su un mercato che negli altri Paesi europei è senza dubbio meno legato a vincoli legislativi.

Il Decreto Dignità intende approcciare i problemi del lavoro precario

I problemi che il Ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha inteso affrontare con il Decreto dignità sono in realtà molto sentiti dall'elettorato del Movimento cinque stelle, in particolare da quello giovanile che, negli ultimi anni, si è sentito in larga misura tradito dai partiti tradizionali, che non hanno spesso saputo interpretare le difficoltà degli under 35, che hanno visto negli anni diminuire sempre più le proprie tutele di lavoratori e si sono sentiti in balia di aziende senza scrupoli che, a dire di molti, hanno a volte approfittato di una situazione di crisi dell'occupazione giovanile, per ottenere utili senza tutelare i propri dipendenti.

La piaga della disoccupazione giovanile sta attanagliando l'Italia da anni e moltissime sono state le riforme che hanno cercato di risolvere una situazione delicata, che a volte rasenta i limiti dell'emergenza sociale, ma spesso i politici italiani hanno cercato di affrontare la questione senza approfondire le nuove tematiche del mondo del lavoro, che è in evoluzione frenetica e che necessita di un continuo monitoraggio, per poter pensare di riuscire ad interpretare delle forme di occupazione, come quella relativa ai nuovi lavori digitali, che poco o niente hanno a che fare con quelle standard cui siamo stati abituati fino ad ora.