Al termine del vertice di Palazzo Chigi tra le forze di governo, è intervenuto ai microfoni il vice-premier Luigi Di Maio.
"Le scelte sulla legge di bilancio devono essere coraggiose e devono esserlo nell'interesse dei cittadini"; così si esprime il leader pentastellato; aggiungendo: "La mia posizione è ferma: vanno tagliati tutti gli sprechi, tutti i rami secchi, così come devono essere recuperate quelle risorse che, ad oggi, vanno nella direzione sbagliata.
Gli italiani si aspettano tanto da noi e noi non li deluderemo perchè saremo anche pronti a fare scelte coraggiose".
Rassicurazioni, quelle del capofila grillino, che mirano a soddisfare le aspettative dei cittadini, tranquillizzandoli sul fatto che la linea di governo procederà tramite scelte anche audaci, magari in controtendenza rispetto al passato e sfavorevoli verso le classi più agiate.
Quali sono gli sprechi che si intendono tagliare
Ma di quali sprechi si tratta?
Il Movimento 5 stelle più volte ha trattato l’argomento della “spending review”, ovvero la verifica delle uscite statali per il funzionamento degli uffici della pubblica amministrazione e per l’erogazione di servizi, al fine di ridurre gli sprechi ed apportare punti positivi al bilancio.
Il concetto sembrerebbe avvicinarsi quasi ad un “paradosso sofista”, ovvero rivedere la futura spesa dello Stato per agevolare l’introduzione di nuove spese. Principio, questo, che va poi applicato nello specifico: si pensi all’eliminazione delle “auto blu”, all’ottimizzazione della burocrazia e dei tribunali, alla miglior organizzazione dei servizi pubblici di illuminazione, di approvvigionamento idrico, di fornitura del gas e carburanti, alla revisione delle uscite per i contributi forniti dallo Stato a vario titolo (comprese le consulenze esterne), all’esternalizzazione dei trasporti, e così via.
Proprio Carlo Cottarelli, molto vicino alla nomina come premier nel concitato periodo post-elettorale, fu Commissario alla spending review tra il 2013 ed il 2014; in tal senso, le posizioni dell’attuale governo sarebbero non dissimili dalle linee già tracciate e dalle attività già svolte.
Altro bacino di “recupero” delle risorse utili all’esecutivo proviene dalle politiche di “tax expenditures”, ossia di riduzione dei crediti d’imposta quali esenzioni, detrazioni, sconti fiscali, agevolazioni di aliquote, riduzioni varie. In tal senso, saranno interessati sia il mondo delle imprese, sia il mondo dei lavoratori e le relative tassazioni sul reddito.
Trasformare nella concretezza dei provvedimenti queste intenzioni, sarà un durissimo esame per la maggioranza di governo.
Il ricorso al deficit pubblico
Nel contratto di governo Lega-M5S si legge: “Per quanto riguarda le politiche sul deficit, si prevede, attraverso la ridiscussione dei Trattati dell’UE e del quadro normativo principale a livello europeo, una programmazione pluriennale volta ad assicurare il finanziamento delle proposte oggetto del presente contratto attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato e limitato ricorso al deficit.
Intendiamo inoltre pervenire, come evidenziato dalla Corte dei Conti, a una massima trasparenza sulle operazioni in derivati effettuate dagli organi dello Stato e enti locali limitandole a quelle aventi lo scopo di migliorare la spesa legata agli strumenti di indebitamento”.
Congiungendo le declaratorie inserite nell’intesa post-elettorale tra Lega e Movimento 5 Stelle, con le dichiarazioni di questo settembre, parrebbe di scorgere la volontà, condivisa da entrambe le forze di governo, di procedere verso una “crescita in deficit”, ossia tramite spese in disavanzo, con il rischio, tuttavia, di offrie maggiori benefici per il cittadino nel breve periodo, ma di appesantire ulteriormente il debito pubblico nel medio-lungo periodo.
Parallelamente, l’occhio attento dell’Europa sarà un elemento con cui ben presto avrà a che fare l’esecutivo.