È un Romano Prodi in versione Lenin, quello che si è presentato a Bologna in occasione della presentazione del libro ‘Il valore di tutto’, scritto da Mariana Mazzucato. Il due volte presidente del Consiglio, tra i diversi argomenti trattati, si è soffermato, come riporta la versione bolognese del quotidiano Repubblica, sulle enormi disparità di trattamento salariale esistenti tra la classe operaia e i manager delle aziende per cui lavorano. Tutta colpa della globalizzazione secondo l’ex leader dell’Ulivo che, comunque, non si è fatto mancare l’occasione per spezzare una lancia anche in favore dell’unità europea e del Partito Popolare Europeo.

Non proprio un movimento di estrema sinistra anticapitalista, insomma.

Romano Prodi: ‘30 anni fa la una differenza così non l’avremmo accettata’

Il quasi ottantenne Romano Prodi (classe 1939) sembra ringiovanito di qualche lustro allorché prende la parola durante il dibattito organizzato a margine della presentazione del libro dell’economista italo-americana Mariana Mazzucato. Sarà forse l’aria di casa di Bologna, dove il professore vive e si allena regolarmente, fatto sta che Prodi si lancia a discorrere della situazione Politica mondiale, chiedendosi “quale sia il vero potere politico nella fase della globalizzazione che ha tolto alla politica gli strumenti per agire”. Insomma, l’avvento del neoliberismo, a suo modo di vedere, ha reso possibile l’allargamento illimitato del divario delle retribuzioni tra chi si trova alla guida di aziende e società e i loro dipendenti.

Una differenza di oltre 200 volte tra ‘padroni’ e operai. E il brutto è, denuncia ‘Che’ Prodi, che “nessuno dice niente: accettiamo cose che 30 anni fa non avremmo minimamente accettato”.

La difesa dell’Europa e la sponsorizzazione per il PPE

Passati pochi istanti, però, il ‘descamisado’ Romano Prodi riacquista il suo proverbiale aplomb da politico moderato passando a parlare di Europa.

Il suo è un fervente appello affinché l’Unione Europea torni a fare politica, a prendere delle scelte, anche se a volte contestate, utili al bene comune dei popoli europei. Prodi è convinto del fatto che, se l’Europa si rimettesse a fare politica, la gente non le sarebbe contraria. Insomma, l’unico modo per salvare l’unità dell’Ue è rendere “politiche” le prossime elezioni europee che si terranno in primavera, senza renderle uno bidone della spazzatura dove destinare i “trombati delle elezioni nazionali”, come invece accaduto fino ad ora.

E, in questo senso, prosegue l’ex premier, il Partito Popolare Europeo risulta essere lo schieramento “più ampio”, che potrebbe dare vita ad una “bellissima battaglia politica” con liberali socialisti e verdi, se tutti questi ultimi dovessero decidere di mettersi insieme. Non una parola, naturalmente, per il fronte dei partiti ‘sovranisti’ come M5S e Lega.