Il divieto dell’uso del cellulare a scuola è oggetto di due norme contenute nelle proposte di legge che mirano a reinserire l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole primarie e secondarie. Tali proposte sono state presentate nella Commissione Cultura della Camera. In un testo della Lega (Giorgia Latini) e in un secondo di Forza Italia (Mariastella Gelmini) si dispone appunto il "divieto, salvo casi particolari specifici, di utilizzo del cellulare e di altri dispositivi elettronico-digitali nei luoghi e negli orari dell'attività didattica".

All'interno della Commissione la maggioranza sarebbe orientata verso tale divieto. La proposta Gelmini contestualizza il divieto all'interno di "attività di sensibilizzazione degli alunni su diritti e doveri connessi all'uso di internet e degli altri strumenti digitali, nonché su progetti per prevenire e contrastare il bullismo informatico".

Cellulare a scuola: favorevoli e contrari

Sulla questione Smartphone a Scuola si è già molto discusso in passato. Nel 2007 l’allora Ministro dell'Istruzione Fioroni ne aveva vietato l’uso. Nella scorsa legislatura il Ministero dell'Istruzione guidato da Valeria Fedeli considerava invece lo smartphone uno strumento che facilita l'apprendimento: "Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico".

Il nuovo Ministro dell'Istruzione Marco Bussetti inizialmente era di parere contrario, condividendo anche la scelta del Parlamento francese, che a giugno approvato il divieto dei telefonini in classe. Bussetti sembra però aver cambiato opinione e si è espresso con parole simili a quelli di Fedeli: "L'uso di smartphone e tablet può essere molto utile a fini didattici".

Il ministro ha poi aggiunto: "L'utilizzo dei device per quanto riguarda la didattica è uno strumento fondamentale e quindi sono a favore del loro uso, ma soprattutto ho fiducia nei nostri studenti. Credo molto nel loro senso di responsabilità sull'uso consapevole di questi strumenti ai fini di un migliore apprendimento. Condanno invece in maniera decisa l'uso per altri fini".

I ragazzi non sono del tutto responsabili

Quello che probabilmente il ministro non ha considerato è che attualmente i ragazzi, soprattutto sotto i 14 anni, non riescono a vedere del tutto il telefonino come strumento utile alla didattica. Se a scuola è consentito usarlo, la tentazione di andare sui social è alta. Per un docente diventa difficile controllare l’uso che ogni singolo alunno fa del dispositivo soprattutto in classi ormai numerose. Potrebbe anche essere utilizzato per scattare foto o girare video di nascosto e postarli, magari a discapito di compagni di classe vittime poi di cyberbullismo. Quindi è apprezzabile la fiducia che il ministro Bussetti mostra nei confronti dei giovani, ma dovrebbe ascoltare gli insegnanti, molti dei quali sono d'accordo con il proibire l'uso dei telefonini a scuola.