La senatrice Monica Cirinnà passerà alla storia per aver dato il nome alla legge che, segnando una svolta storica, regolamenta quelle che sono le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Si tratta di un evento che ormai risale al 2016, quando svolgeva la funzione di senatrice per il Partito Democratico. Il suo nome e cognome sono tornati in auge per un episodio singolare.
Nel corso delle celebrazioni per la Festa della Donna, infatti, la senatrice è stata immortalata con un cartello in mano, che recitava: 'Dio, patria e famiglia: che vita de m...'.
Riprendendo e modificando ad hoc un motto che può essere considerato fascista, la frase attacca quanti hanno a cuore più del dovuto principi legati alla religione, al patriottismo e alla famiglia 'tradizionale'. Al di là delle decine di commenti apparse sui social che l'hanno criticata per la scelta, ci sono anche commenti particolarmente critici provenienti dalla parte politica di cui ha fatto parte (Calenda).
Salvini ancora una volta un post contro il Pd
L'intenzione della Cirinnà era forse quella di rivedere lo slogan fascista in chiave femminista, mettendo in evidenza il diritto della donna di avere libero arbitrio in merito alle scelte da fare sugli argomenti in oggetto. Matteo Salvini ha dato una sua lettura politica alla questione parlando di "filosofia Pd" e chiudendo il suo post con un laconico "Contenti loro". Un pensiero che ha innescato una serie di reazione dei suoi follower, particolarmente dure nei confronti della Cirinnà.
A contestare, invece, l'opportunità del cartello esposto da Monica Cirinnà c'è anche Enrico Mentana. Il direttore del Tg La 7 e di Open, postando il link del suo sito riguardo alla vicenda, ha sottolineato come, al di là di quanto sia piaciuto o no a destra e sinistra, è un "cartello davvero fesso".
Anche dal Pd critiche alla Cirinnà
Anche il Partito Democratico non ha apprezzato quel cartello esposto dalla Cirinnà. Chiara Geloni, già direttrice della web Tb del Pd, non ha avuto particolare remore del definire quel messaggio "volgare, politicamente rozzo e brutto". Duro è stato anche Carlo Calenda che, sempre attraverso i canali social, ha evidenziato come si tratti di un modo sbagliato di combattere certe correnti politiche. "Vogliamo - ha scritto - combattere il nazionalismo becero? Facciamolo in modo intelligente non cadendo nei luoghi comuni opposti ugualmente superficiali".