I risultati delle elezioni del 9 aprile non lasciano dubbi. Con un'affluenza del 67% (4 punti in meno rispetto al 2015) la coalizione di centrodestra trionfa: alla guida Benjamin Netanyahu che, dopo l'ennesima vittoria, si aggiudica il record di primo ministro più longevo della storia.

Male i laburisti che ottengono solo sei seggi, mentre le liste arabe si fermano a dieci. L'Olp si schiera immediatamente contro il vincitore e sospetta un accordo con gli Stati Uniti.

Parlano i risultati: la coalizione di sinistra si ferma a 56

"Vittoria immensa", è questo il commento del premier israeliano al termine dello scrutinio del 97% dei seggi.

Le richieste non si fanno attendere: i tre partiti ultra-nazionalisti della sua coalizione pretendono due ministri al nuovo governo. Il secondo partito e' quello Blu e Bianco di Binyamin Gantz, ex militare, aperto alle alleanze e rappresentante dell'esercito israeliano in queste elezioni. È riuscito a raggiungere con il suo movimento il 26,11%, conquistando lo stesso numero di seggi del partito Likud di Netanyahu, ma la differenza è stata evidente al momento della somma dei voti ottenuti dai partiti interni alle coalizioni: su 120 seggi disponibili, il centrodestra ne ha ottenuti 65, il centrosinistra 56.

I circa 4 milioni di votanti, dunque, non hanno capovolto la situazione Politica di Israele degli ultimi tredici anni.

Cosa rappresenta la vittoria della destra per lo scenario internazionale: la rabbia dell'Olp

L'elettorato della coalizione vincitrice si riconosce negli ideali nazionalisti del loro premier che sono ciò che di più lontano ci sia da un'eventuale trattativa di pace con i palestinesi. Al contrario, il progetto degli israeliani al potere è quello di recuperare i territori della Palestina sottratti nel 1967.

Di conseguenza, è difficile non pensare alle conseguenze belliche da parte di Hamas, che potrebbero stravolgere profondamente gli equilibri internazionali.

"È stato scelto un parlamento di destra razzista e xenofobo", è il commento della rappresentante dell'Olp Hanan Ashrawi. L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina sospetta un possibile accordo con gli Stati Uniti per annettere quasi tutta la Cisgiordania e avere il riconoscimento americano.

A tal proposito, il presidente americano, Donald Trump, non ha tardato a inviare le sue congratulazioni a Netanyahu: dopo aver dichiarato Gerusalemme capitale di Israele, il suo consenso ha raggiunto il 70% nel territorio palestinese ed è stato una notevole spinta per la vittoria della destra.

Problematiche interne e paure future

Lo storico scontro tra israeliani e palestinesi non è l'unica ragione di preoccupazione per la popolazione: l'aumento del costo della vita negli ultimi dieci anni ha costretto un numero sempre maggiore di giovani a lasciare le grandi città, e ha reso difficile per loro la formazione di nuovi nuclei familiari a causa dei prezzi spropositati legati ai servizi terziari come gli asili.

Un'altra problematica è legata alle minoranze arabe presenti nel territorio israeliano che temono di vedere i loro diritti affievolirsi al crescere del potere della destra nazionalista. Infine le questioni giudiziarie che riguardano personalmente il primo ministro lasciano ancora sperare le opposizioni in un'occasione di rivalsa. Accusato di corruzione e frode, il neo-premier avrebbe cercato di corrompere i media nazionali per ottenere una copertura giornalistica positiva e totale. Se la sua innocenza dovesse essere messa in dubbio saranno indette nuove elezioni, durante le quali probabilmente il centrodestra potrebbe non registrare il medesimo risultato elettorale.