L’inchiesta della procura di Perugia che ha scoperchiato il marcio (per ora solo presunto) nascosto ai vertici della magistratura, precisamente nel Consiglio superiore della magistratura (csm), rischia di provocare un vero terremoto all’interno del terzo potere dello Stato, quello giudiziario. I sospetti di corruzione che aleggiano su Luca Palamara - ex presidente dell’Anm, pizzicato a tenere riunioni segrete notturne in alcuni alberghi romani, insieme ad alcuni esponenti del Csm e a due parlamentari del Pd (Luca Lotti e l’ex toga Giacomo Ferri) - se confermati sarebbero infatti un disastro per i magistrati italiani.
Il sospetto dei giudici perugini è che la “nuova P2”, come l’ha definita Marco Travaglio, volesse pilotare le nomine dei vertici dei più importanti uffici giudiziari italiani, primo tra tutti quello della procura di Roma, orfana del procuratore capo Giuseppe Pignatone. Mentre il segretario del Pd Nicola Zingaretti si è finalmente deciso a prendere le distanze dal renziano Lotti (“Nessuna solidarietà”, spara in prima pagina La Stampa), è proprio un ex magistrato, il trevigiano Carlo Nordio, a parlare di “nemesi” per i colleghi, costretti ora ad essere sottoposti anche loro ad “indagini invasive”.
L’intervista di Carlo Nordio a Il Giornale: ‘L’inchiesta di Perugia? Una nemesi per i giudici’
Per discutere con Carlo Nordio dell’indagine della procura di Perugia su alcuni membri del Csm e politici del Pd, il cronista de Il Giornale, Stefano Zurlo, lo raggiunge a Pordenone dove l’ex magistrato è impegnato in un convegno.
Nordio, che notoriamente non ha peli sulla lingua, parte subito in quarta parlando di “nemesi storica” per i suoi ex colleghi. L’ex toga non si mostra assolutamente sorpreso da quanto sta avvenendo, visto che ricorda che sono circa vent’anni che “scrivo queste cose”. Lui non si scandalizza certo per le “riunioni carbonare fra consiglieri del Csm e politici” riferite dalla stampa, considerato che la politica la fa “da sempre padrona” sia nel Csm e che nell’Anm.
E la presenza delle correnti in magistratura lo dimostrerebbe.
‘Le correnti barattano i posti’
Carlo Nordio si dice assolutamente convinto che le nomine siano sempre pilotate perché, spiega, “se non hai la sponsorizzazione di questa o quella corrente non puoi aspirare a guidare uffici importanti”. Insomma, una sorta di “baratto” continuo.
Per quanto riguarda nello specifico l’inchiesta di Perugia, Nordio ritiene che “se confermati, i fatti ipotizzati sarebbero gravissimi”. L’ideale sarebbe stata una chiusura rapida delle indagini, senza divulgare indiscrezioni pesanti e non ancora accertate. Ma, sentenzia amaramente l’ex magistrato, “il mondo va così per i comuni mortali e ora anche per le toghe”. Si tratta secondo Nordio di una vera e propria “nemesi storica”, visto che, dopo la politica, ora è la stessa giustizia che “strumentalizza la giustizia”. La macchina delle intercettazioni, “parziali e incomplete”, stavolta ha travolto i magistrati i quali, aggiunge Nordio, “è bene che assaggino sulla loro pelle queste tecniche investigative molto invasive”, usate finora con troppa “disinvoltura”. Per concludere, insomma, dai tempi di Mani Pulite non è cambiato nulla.