L'attacco missilistico iraniano effettuato nella notte tra il 7 e l'8 gennaio ha colpito le basi irachene di al-Asad e di Erbil che ospitano militari americani e della coalizione anti-Isis. I Pasdaran hanno affermato, attraverso la rete della tv nazionale, che questo evento dimostra chiaramente che qualsiasi ritorsione americana porterà ad un nuovo attacco alle loro basi. Secondo la Cnn l'Iraq avrebbe avvertito in anticipo i soldati statunitensi dell'imminente azione di Teheran.

Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti in seguito all'attacco

Nonostante la situazione alquanto allarmante Trump ha specificato chiaramente in diretta televisiva che i danni a seguito dell'attacco sarebbero minimi e che nessun soldato americano è stato ucciso. Sembra quindi che la vendetta iraniana per l'omicidio del generale Soleimani non abbia turbato eccessivamente il governo americano che anzi, attraverso le parole del suo presidente, si dice pronto ad abbracciare la pace con Teheran.

Trump ha poi affermato che il suo Paese si opporrà il più possibile ai progetti iraniani sul nucleare dichiarando che l'Iran non avrà mai un armamento atomico. Si è poi rivolto ai Paesi con i quali era stato stipulato l'accordo sul nucleare del 2015.

A suo dire quel trattato non ha più valore e ne deve essere stipulato al più presto un altro per garantire la pace mondiale.

Non sono mancati ulteriori riferimenti all'uccisione di Qassem Soleimani avvenuta la settimana scorsa. Sull'argomento Trump ha difeso a spada tratta l'operato del suo Paese, asserendo che il generale iraniano fosse un terrorista responsabile di atrocità indicibili.

Secondo il presidente tra i suoi crimini vi sarebbero la strage di centinaia di soldati americani e il favoreggiamento di guerre civili in Medio Oriente, nonché il fatto che stesse organizzando ulteriori attacchi contro le truppe statunitensi.

Le dichiarazioni delle altre potenze mondiali in merito all'attacco

La Siria dichiara piena solidarietà alla causa iraniana, insistendo sul "diritto dell'Iran all'autodifesa" di fronte all'atteggiamento americano degli ultimi giorni.

Un'opinione totalmente opposta arriva da Israele che si schiera con decisione dalla parte degli Stati Uniti. Toni decisamente più cauti arrivano dalla Cina e dall'Unione Europea. La prima sottolinea come una guerra non porterebbe alcun beneficio e assicura che cercherà di mediare per allentare la crisi. La seconda afferma che l'uso delle armi mina tutto il lavoro effettuato fino ad oggi per creare una coalizione anti-Isis e che l'accordo sul nucleare iraniano del 2015 deve essere tutelato.