Già a gennaio la situazione israelo-palestinese si era aggravata quando il "piano di pace" proposto da Donald Trump aveva scatenato il dissenso del popolo palestinese. In questi giorni, il presidente Abu Mazen ha rilasciato delle dichiarazioni eloquenti: "Israele, come potenza occupante, è responsabile dei territori che occupa. L'Organizzazione per la liberazione della Palestina e lo Stato della Palestina sono da oggi esentati da tutti gli accordi e le intese con i governi americano e israeliano e da tutti gli obblighi ivi previsti, compresi quelli di sicurezza", si legge nel comunicato diramato dall'agenzia Wafa.

Dunque, la Palestina ha intenzione di svincolarsi dagli accordi stretti con Israele e Stati uniti nella dichiarazione di Oslo del '93 che avevano posto le basi per una collaborazione economica e nel campo della sicurezza nei territori. Quest'intesa, in realtà, era già in bilico dal 2011, quando Abu Mazen aveva accusato Israele di non aver rispettato i patti definiti a Oslo, con la sua Politica che era stata etichettata quale coloniale e di repressione.

Secondo Abu Mazen la causa palestinese è volta alla legittima e pacifica resistenza all'occupazione israeliana.

Il piano di pace di Washington

Donald Trump il 28 gennaio scorso ha ricevuto il presidente israeliano Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca per discutere il piano che lui stesso ha definito "l'accordo del secolo", senza che nessun leader palestinese fosse presente all'incontro.

Il piano di pace riconoscerebbe Gerusalemme - da sempre capitale delle religioni - come capitale dello Stato d'Israele, e sancirebbe l'annessione di alcuni territori al momento occupati dai palestinesi. Al contempo, la Palestina diventerebbe uno Stato indipendente e verrebbe sostenuta con un finanziamento di circa 50 miliardi di dollari.

"Gerusalemme non è in vendita", ha dichiarato Abu Mazen all'epoca dei fatti, rifiutando il piano di Trump.

La presidenza di Abu Mazen

Abu Mazen nasce a Safad nel 1935. A soli 13 anni è costretto a fuggire dalla sua città, come altre migliaia di palestinesi, durante il periodo della "Nakba" (letteralmente disastro, catastrofe in arabo).

L'esodo palestinese si può considerare come l'inizio della guerra israelo-palestinese nel 1948. Fino a quel momento, arabi ed ebrei si erano divisi il territorio in base alla risoluzione Onu 181, emanata nel '47, che sanciva la suddivisione dell'area in due Stati distinti, con Gerusalemme sotto il controllo delle Nazioni Unite.

La Nakba causa l'esilio di oltre 700mila arabi palestinesi. Alla fine del conflitto gli viene negato il diritto al ritorno in patria. Nel 1968 Abu Mazen è tra i fondatori di Al-Fatah, un'organizzazione politica e paramilitare palestinese, e nello stesso anno entra nel Consiglio Nazionale Palestinese, l'organo legislativo dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina.

In seguito agli accordi di Oslo del 1993 - durante i quali Abu Mazen ricopre il ruolo di coordinatore - nasce l'Autorità Nazionale Palestinese, destinata a governare la striscia di Gaza e i territori della Cisgiordania. Nel 2004, dopo la morte del leader Arafat - premio Nobel per la Pace deceduto in Francia in circostanze ancora poco chiare - Abu Mazen diventa presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese il 9 gennaio 2005.