Domenica 20 e lunedì 21 settembre gli italiani saranno chiamati alle urne. Si tiene, infatti, il referendum confermativo di approvazione della legge costituzionale sul tema della riduzione del numero di Parlamentari di Camera e Senato. La legge è stata approvata dal Parlamento in via definitiva e ora saranno i cittadini italiani, tra circa un mese, a dove dare il via libera o meno alla riforma della Costituzione.

Il quesito referendario

Il testo del quesito referendario - per il quale si potrà votare domenica 20 settembre dalle ore 7 alle 23 e poi lunedì 21 settembre dalle 7 alle 15 - chiede l'approvazione delle modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione della Repubblica Italiana in termini di riduzione del numero dei parlamentari oggi previsto.

Il voto referendario in un primo momento era stato programmato per domenica 29 marzo, ma la situazione di emergenza sanitaria ha fatto slittare la consultazione.

Il voto è stato calendarizzato nello stesso fine settimana in cui saranno chiamati alle urne anche i cittadini di sette Regioni italiane (Valle d'Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia) per eleggere presidenti e nuovi consigli regionali.

Le regole: che cosa succederà in caso di affermazione del sì e del no

La consultazione referendaria si tiene perché la riforma è stata approvata dai due rami del parlamento a maggioranza assoluta ma senza arrivare, al Senato, a quella che si definisce maggioranza qualificata dei due terzi.

Pertanto il provvedimento ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione non è stato immediatamente promulgato e reso esecutivo, per attendere l'eventualità che un quinto dei membri di uno dei due rami del Parlamento, 5 consigli regionali o 500.000 elettori si attivassero per chiedere il referendum di conferma. La possibilità è stata puntualmente attivata da parte di 71 senatori, che hanno avanzato la richiesta di una consultazione referendaria lo scorso mese di gennaio.

Chi al Referendum costituzionale del 20 e 21 settembre vota sì, sostiene la legge che prevede la riduzione del numero dei parlamentari che scenderebbero quindi da 945 totali a 600. In particolare i membri della Camera dei Deputati passerebbero dai 630 attuali a 400, mentre i senatori scenderebbero dai 315 attuali a 200.

Chi vota no alla consultazione referendaria è contrario al taglio dei parlamentari.

È quindi un voto che avrà come effetto il mantenimento della situazione attuale in materia di numero dei Parlamentari.

Trattandosi di un referendum confermativo costituzionale non è richiesto alcun quorum, pertanto la consultazione sarà valida indipendentemente dal numero dei votanti.