In un mese perdite per 1 miliardo di euro. Questo emerge dall'analisi diffusa lunedì da Coldiretti in una nota che ipotizza gli effetti dell’ultimo dpcm sul fatturato delle aziende agroalimentari interessate dalle nuove chiusure e limitazioni. Lo stop alle 18:00 potrebbe costare caro, non solo a bar e ristoranti, ma a tutta la filiera produttiva coinvolta.

Il lavoro non basta per coprire le spese

La pausa pranzo, secondo l’associazione degli agricoltori, non è sufficiente per molti esercenti a coprire anche solo i costi fissi dei locali; la sostenibilità economica dipendeva per tante di queste attività dal lavoro serale e dalla cena.

Sono tanti poi i dipendenti trasferiti in smartworking dalle loro aziende e sempre di meno i turisti nelle città: questo fa calare ancora di più i coperti lasciando i tavoli deserti anche durante le ore di apertura.

Le misure non colpiscono solamente i ristoratori - viene spiegato nella nota di Coldiretti - ma a catena colpiscono integralmente la filiera agroalimentare, che registrerà un crollo delle vendite su tutti i prodotti. La spesa degli italiani per i consumi alimentari era destinata per il 35% a pranzi, aperitivi e cene fuori casa: la chiusura anticipata affama l'intero settore, anche le aziende produttrici e la grande distribuzione.

Quasi 4 milioni di lavoratori coinvolti

Infatti in queste attività di ristorazione sono coinvolte circa 330 mila aziende fra bar, ristoranti e mense in tutto il paese, altre 70 mila sono le industrie alimentari e 740 mila le aziende agricole.

Un totale di circa 3,8 milioni di lavoratori. Per tutti loro Coldiretti sottolinea la necessità di fornire aiuti veloci e immediati.

"Le limitazioni alle attività di impresa devono prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come la decontribuzione protratte anche per le prossime scadenze, superando il limite degli aiuti di stato” - dichiara il presidente di Coldiretti Ettore Prandini; non ha tardato la risposta del governo, che tramite la sottosegretaria al Ministero dell’economia e delle finanze Laura Castelli promette un fondo perduto “dal 100% al 200% del calo del fatturato” nel decreto Ristori appena approvato.

La lentezza con cui gli aiuti sono giunti nelle tasche dei lavoratori dopo il primo lockdown ha già scoraggiato tanti di loro, che negli ultimi giorni si sono riversati nelle piazze per protestare contro le nuove misure restrittive.

Indette manifestazioni in tutta Italia

Da nord a sud sono state convocate decine di manifestazioni organizzate dai rappresentanti dei settori più colpiti dal nuovo decreto.

Alcune di queste sono degenerate in violenze come a Napoli, Milano, Catania o Torino, dove i manifestanti hanno rotto i cordoni di polizia danneggiando le vetrine dei negozi e gli arredi urbani.

Aumenta così la tensione nelle città italiane e desta preoccupazione lo scontro sociale nelle amministrazioni locali e tra i sindaci. "Nelle prossime settimane rischiamo di assistere a un ampliamento della frattura sociale di cui già si intravedono le prime avvisaglie” - dichiara Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci – “I sindaci ne tengono conto e faranno tutto quanto è possibile per mantenere unite le comunità e per spegnere possibili reazioni violente a una situazione tanto difficile”.