Il 6 luglio l'Assemblea di Palazzo Madama dovrebbe decidere sull'ipotesi di portare al voto in Aula il 13 luglio il Ddl Zan, ovvero il disegno di legge contro l’omofobia e la transfobia che estende i passaggi del codice penale a tutte le discriminazioni di tal genere. Secondo quanto riportato da diverse testate, Forza Italia e Lega vorrebbero spostare il voto per calendarizzare il testo domani 7 luglio. Il voto quindi potrebbe nuovamente slittare.
In questi ultimi giorni però si sono acuite le polemiche riguardo il disegno di legge e i motivi più contestati possono essere riassunti in due passaggi.
In primis l'estensione dell'articolo 1 della legge Mancino, che prevede il carcere per "chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi" anche ai reati violenti basati sulle discriminazioni di genere, e l'istituzione di una giornata nazionale contro l’omofobia il 17 maggio.
La posizione della Chiesa sul Ddl Zan
Negli ultimi giorni questo tema è diventato fonte di polemiche a causa delle affermazioni e della presa di posizione del Vaticano sul Ddl Zan.
Facciamo un passo indietro nel tempo e ritorniamo all'11 febbraio 1929, giorno in cui Mussolini e il cardinale Gasparri firmarono i Patti Lateranensi per definire i rapporti tra Italia e Vaticano.
Nel 1984 ci fu una revisione di questi patti che concesse alla Chiesa vari benefici sul territorio italiano, come ad esempio l'insegnamento della religione cattolica a scuola.
In una nota pubblicata sul Corriere, il Ministro degli Esteri Vaticano Paul Richard Gallagher, ha lamentato da parte della Santa Sede principalmente due criticità riscontrate nel disegno che riguardano la scuola e la libertà d'espressione.
Il Vaticano sembra essere preoccupato del fatto che se il disegno venisse approvato, i suoi esponenti non potrebbero più essere liberi di predicare la loro contrarietà alle unioni omosessuali, ma in realtà nel testo si legge: "Sono fatte salve la libera espressione di opinioni riconducibili alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare atti discriminatori".
Ma la modifica del disegno di legge è voluto anche per un secondo motivo che riguarda le scuole. Come detto già all'inizio nell'articolo 7 del Ddl Zan, viene fatta richiesta di istituire una Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia. Ed è proprio in questo ambito che vengono mosse diverse critiche da parte di alcuni esponenti politici, soprattutto tra le file della destra italiana, che definiscono questo passaggio come un esempio dell'insegnamento di una cosiddetta "ideologia gender", cosa di cui in realtà non si parla mai all'interno del disegno.