Nonostante la vita politica degli ultimi giorni continui ad essere monopolizzata dalla crisi afgana, non accenna a placarsi il fuoco delle polemiche intorno alla vicenda del leghista Claudio Durigon. Il Pd e il M5S hanno chiesto sin dall'inizio che l'attuale sottosegretario all'Economia facesse un passo indietro. Ma nelle ultime ore si registrano aperture in tal senso anche dal segretario della Lega Nord Matteo Salvini.

Il caso Durigon

Il caso è nato a margine di un comizio elettorale dello stesso Durigon a Latina, nel quale l'ex sindacalista ha proposto di intitolare nuovamente il locale parco pubblico (che dal 2017 porta i nomi di Falcone e Borsellino) ad Arnaldo Mussolini, fratello minore del Duce.

La provocazione del leghista ha scatenato sin da subito un vespaio di polemiche. Soprattutto da sinistra, molti esponenti politici hanno immediatamente chiesto le sue dimissioni. A cominciare dai leader dei maggiori partiti dell'area di centrosinistra, il democratico Enrico Letta e il pentastellato Giuseppe Conte.

E le pressioni affinché Durigon lasci il suo incarico continuano.

Letta arriva a parlare di "incompatibilità fra apologia del fascismo e presenza all'interno del governo Draghi". Sulla stessa lunghezza d'onda rimane anche Conte, che confida in una rapida soluzione della questione da parte del presidente del Consiglio.

L'apertura di Salvini

Dopo oltre due settimane dallo scoppio della vicenda e dopo giorni di strenua difesa del compagno di partito, anche Salvini ha deciso di affrontare il dossier aprendo ad un possibile passo indietro di Durigon. Ciò anche a seguito di perplessità e imbarazzi suscitati all'interno della stessa Lega.

Nessun esponente leghista, infatti, si è schierato apertamente in difesa delle posizioni del sottosegretario. Il numero due del partito Giancarlo Giorgetti, fra l'altro, è intervenuto dicendo che chi ha responsabilità di governo dovrebbe essere molto attento con le parole.

Dal Meeting di Rimini, il segretario del Carroccio non ha rinunciato comunque a difendere Durigon. Lo ha definito "il papà di Quota 100" e ha dichiarato di stare lavorando insieme a lui alla rottamazione delle cartelle esattoriali e alla riforma delle pensioni dal 2022 in poi. In merito alla vicenda di Latina ha aggiunto che ragioneranno su cosa sarà più utile fare, ma di non avere voglia di perdere tempo in polemiche legate al passato.

Durigon in cambio di Lamorgese?

Parallelamente alle aperture sul caso Durigon, tuttavia, il leader leghista continua ad attaccare la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese. E lo fa sia in riferimento al tema dell'immigrazione che sulla vicenda del rave party abusivo in provincia di Viterbo.

In particolare, Salvini chiede che la Lamorgese "inizi a fare il ministro" perché, secondo lui, dal punto di vista della sicurezza "in Italia qualcosa non funziona".

Si tratta semplicemente di un tentativo di Salvini per distogliere l'attenzione dal fatto di essersi dovuto arrendere in merito alla vicenda Durigon? Secondo, l'editorialista del Corriere della Sera Goffredo Buccini, dietro il parallelismo fra il sottosegretario all'Economia e il ministro dell'Interno potrebbe celarsi molto di più.

Lamorgese è già da tempo nel mirino di Salvini. E la storia del rave party pare non sia piaciuta molto nemmeno a sinistra, Pd in testa. Per il segretario leghista, dunque, l'aver deciso di cedere su Durigon potrebbe rappresentare, afferma Buccini, una sorta di credito nei confronti dell'attuale titolare del Viminale.

Un bonus, prosegue il giornalista, da poter sfruttare in seguito, non costringendo immediatamente la ministra Lamorgese alle dimissioni ma servendosi di quel "credito" nel momento in cui lo riterrà più opportuno.