I talebani prendono Kabul e gettano nel caos l'Afghanistan. Abdul Ghani Baradar, leader delle milizie, annuncia in un video la nascita del nuovo governo.

La reazione di molti afgani è repentina: gli aeroporti si trasformano in una bolgia e le ambasciate straniere si svuotano velocemente.

Chi è il leader dei talebani?

La guerra ventennale degli Stati Uniti in Afghanistan ha fra i vincitori Abdul Ghani Baradar.

Nato nel 1968 nella provincia di Uruzgan, Baradar durante la guerra civile afghana degli anni Novanta istituì una madrasa, parola araba con cui si indica un'istituzione educativa, a Kandahar, assieme a Mohammad Omar, suo ex comandante.

Insieme, i due mullah fondarono i talebani, un movimento guidato da giovani studiosi islamici dediti alla purificazione religiosa del Paese e alla creazione di un emirato, cioè il dominio di un capo militare (emiro). Nutriti dal fervore religioso, i talebani salirono al potere nel 1996, aiutati dal dalla Inter-Services Intelligence (ISI) del Pakistan.

Baradar, fine stratega militare, fu il grande artefice della scalata.

L’arresto

Abdul Ghani Baradar svolse una serie di ruoli militari e amministrativi all’interno del regime talebano. Quando gli Stati Uniti e gli alleati afghani lo estromisero, era vice ministro della difesa.

Durante il ventennale esilio dei talebani, Baradar ha conservato la reputazione di carismatico capo militare e fine politico.

I diplomatici occidentali lo consideravano come l'ala della Quetta Shura, in cui erano riuniti i leader dei talebani, più resistente al controllo dell'ISI, l'intelligence pakistana, oltre che più suscettibile di contatti politici con Kabul. L'amministrazione Obama temeva l’esperienza militare del mullah e cofondatore e ordinò alla CIA di rintracciarlo.

I servizi segreti lo individuarono nel 2010 e nel febbraio dello stesso anno convinsero l'ISI ad arrestarlo.

Con l’avvento di Donald Trump l'atteggiamento di Washington cambiò. La nuova amministrazione si convinse che Baradar avrebbe potuto condurre i negoziati in Qatar. Così lo liberò e gli propose un accordo di condivisione del potere.

L’accordo di Doha

Così Abdul Ghani Baradar firmò l’accordo di Doha. Era il 2020 e l'amministrazione Trump salutò l’evento come una svolta verso la pace. L’accordo consisteva in un patto di non belligeranza tra Stati Uniti e talebani e prevedeva una serie di colloqui, durante i quali le due fazioni rivali decisero come spartirsi il potere.

Nelle ultime settimane la situazione è però repentinamente cambiata: i talebani hanno invaso la capitale Kabul, introducendosi nel palazzo presidenziale. L'emittente Al Jazeera ha trasmesso le immagini in diretta. Il gruppo militante ha dichiarato che il rovesciamento di potere è avvenuto senza spargimento di sangue. Un portavoce ha parlato alla nazione chiedendo un governo inclusivo.

Intanto, in un recente video, il leader dei talebani Baradar promette "serenità" alla nazione e si impegna a occuparsi dei bisogni della gente.

Le parole di Abdul Ghani Baradar

"Questa è l'ora della prova", dice nel video Ghani Baradar. "Noi forniremo i servizi alla nostra nazione, daremo serenità alla nazione intera e faremo del nostro meglio per migliorare la vita delle persone". Mentre parla è circondato dai miliziani e alle sue spalle si vede la bandiera dei talebani.

Il suo sogno, e quello di tutta la milizia, sembra ora a portata di mano: la nascita di un emirato islamico.

Intanto diverse migliaia di persone hanno reagito agli ultimi sviluppi, prendendo d'assalto l'aeroporto internazionale “Hamid Karzai", per lasciare la nazione. Le ambasciate straniere, intanto, si stanno svuotando velocemente, con il repentino rientro nei rispettivi paesi dei funzionari.