La Guerra in Ucraina scatenata da Putin [VIDEO] sta spingendo molti Paesi europei (tra cui l'Italia) ad affrancarsi sempre più dalla dipendenza energetica dalla Russia.

In previsione dell'inverno 2022-2023, l'Italia si sta mobilitando per diversificare le forniture di combustibili fossili (specialmente il gas) a fronte di una progressiva riduzione delle importazioni dalla Federazione russa. La prima tappa di questo lungo processo di diversificazione ha avuto luogo in Africa, dove si sono conclusi con successo gli accordi di fornitura con Angola e Repubblica del Congo.

Insieme ai precedenti accordi chiusi con Algeria e Mozambico, l'Italia prevede di arrivare entro il 2023 a rimpiazzare circa metà del gas finora importato da Mosca.

Gli accordi con i Paesi africani

A pochi giorni dalla firma dei primi accordi con Algeria e Mozambico per far fronte al taglio delle forniture dalla Russia, il governo italiano ha ufficializzato l'intesa con l'Angola relativa all'incremento delle forniture di gas. L'accordo, in realtà, prevede anche nuovi progetti nel settore del gas e a favore della transizione energetica e della de-carbonizzazione del Paese africano.

A Luanda erano presenti il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il ministro dell'Ambiente e della Transizione ecologica Roberto Cingolani, accompagnati dall'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.

Assente il presidente del Consiglio Mario Draghi, costretto all'isolamento a causa del Covid.

La missione è poi proseguita a Brazzaville, dove è stato firmato un accordo che prevede l'"aumento della produzione di gas in Congo" attraverso lo sviluppo di un progetto relativo GNL (gas naturale liquefatto). Il progetto, fa sapere l'Eni, partirà nel 2023 e garantirà una capacità a regime di più di 4,5 miliardi di metri cubi l'anno.

Le dichiarazioni di Di Maio e Cingolani

Soddisfazione è stata espressa da entrambi i ministri della delegazione italiana. Il ministro Di Maio ha dichiarato che gli accordi conclusi confermano l'impegno dell'Italia nella differenziazione delle fonti di approvvigionamento dell'energia, un impegno "a difesa delle famiglie e delle imprese italiane".

Di "contributo a sostegno della transizione ecologica globale" ha parlato il ministro Cingolani. Il titolare dell'Ambiente ha poi affermato che la diversificazione delle fonti di gas e l'indipendenza da quello russo è "una questione anche etica" (poiché con l'acquisto dell'energia "diamo quasi un miliardo di euro al giorno alla Russia" e dunque "stiamo indirettamente finanziando la guerra"), aggiungendo che nell'arco di 18 mesi l'Italia potrebbe essere quasi del tutto indipendente dalle forniture di Mosca.

I prossimi obiettivi dell'Italia

Cingolani ha poi spiegato più in dettaglio la strategia del governo per attuare nel concreto l'emancipazione dal gas russo e la diversificazione delle fonti energetiche.

Attraverso il gasdotto del Tarvisio transitano circa 29 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia (che rappresentano circa il 40% del fabbisogno italiano), una quantità che potrebbe essere sostituita con il gas prodotto in altri Paesi (purché anche loro connessi a dei gasdotti). Rispetto agli altri Stati europei, ha affermato il ministro, l'Italia ha il vantaggio di avere "cinque gasdotti che ci collegano a nord, a sud e a est".

In merito ai rigassificatori, Cingolani ha spiegato che l'Italia ne ha tre e che presto "aumenteremo la capacità di rigassificazione" mediante l'utilizzo di altri due rigassificatori galleggianti, i quali non dovranno rimanere per sempre ma "solo per il periodo che ci serve".

Considerando tutti i recenti accordi conclusi in territorio africano (Algeria, Mozambico, Angola e Congo), entro il 2023 l'Italia dovrebbe riuscire nel complesso a rimpiazzare circa il 50% dell'energia oggi proveniente dalla Russia.