Si parla da tempo dei prossimi rincari energetici per la Sicilia, dopo che alcune testate giornalistiche nazionali hanno rilanciato il problema pubblicamente. Secondo alcune indiscrezioni nell'isola siciliana ci potrebbero essere - nei prossimi mesi - degli aumenti decuplicati rispetto alle tariffe attuali.

Su questa particolare criticità qualche giorno fa l’MPA (Movimento per l'Autonomia) ha presentato all’Assemblea Regionale Siciliana una mozione indirizzata al governo regionale per una verifica all’Antitrust. Per tale motivo Blasting News intervistato il sindaco di Randazzo (provincia di Catania), Francesco Sgroi, esponente del MPA.

Intervista a Francesco Sgroi, sindaco di Randazzo

Il suo partito all’ARS ha firmato una mozione chiedendo al governo regionale di impegnarsi a sollecitare un’immediata verifica da parte dell’anti trust. Ci può spiegare di cosa si tratta?

«Oltre il 70% dei comuni siciliani e molte imprese che hanno più di 50 dipendenti sono costretti ad approvvigionarsi dell’energia elettrica attraverso il fornitore unico in regime di salvaguardia. Il servizio di regime di salvaguardia è stabilito ogni due anni dall’acquirente unico, che per la Sicilia e parte del meridione d’Italia è stato aggiudicato a ENEL Spa. Le previsioni per la Sicilia non sono rosee, gli scenari che si aprono sono preoccupanti per molti comuni siciliani che potrebbero subire rincari del costo dell’energia elettrica pari a 10 volte tanto del costo attuale, e cioè del 1000%».

Ci può spiegare più nel dettaglio il perché diventa verosimile uno scenario così apocalittico per molte imprese e soprattutto per molti comuni dell’Isola?

«Tutto parte dal cosiddetto “mercato di salvaguardia”, un limbo in cui convive una stragrande maggioranza di categorie di grandi consumatori di energia. Dentro questa categoria finiscono tutti gli enti pubblici e privati che non riescono ad onorare gli impegni economici con il fornitore energetico nei tempi previsti per il pagamento delle fatture.

Chi si aggiudica la gara per il biennio ha diritto ad una tariffa che, oltre al P.U.N. (Prezzo Unico Nazionale), avrà un sovra costo che varia da Regione a Regione. Tale sovra costo si chiama parametro “omega” e serve a tutelare gli operatori del mercato del rischio di fornire l’energia a potenziali cattivi pagatori. Pertanto, è ovvio che l’oscillazione di questa variabile dipenda dalla stima sull’affidabilità dei clienti pubblici.

In considerazione di ciò, gli enti pubblici siciliani vengono individuati come i più cattivi pagatori. Il parametro omega fissato per la Sicilia nel biennio 2023/2024 è pari a euro 202,41. Ciò significa che gli enti pubblici ed i privati che in Sicilia stanno nel “mercato di salvaguardia” potrebbero trovarsi con rincari dell’energia elettrica pari al 1000%».

Questo scenario che lei descrive su quali servizi pubblici maggiormente si potrebbe ripercuotere e con quali conseguenze?

«Definisco questo scenario “Ammazza –Sicilia”, poiché le conseguenze di ciò oltreché su parte delle imprese siciliane si riverseranno su tutti i cittadini, con rincari insopportabili sulle bollette dell’acqua, mettendo a rischio l’erogazione del servizio idrico, oltreché ponendo la maggior parte dei comuni siciliani nella condizione di non potere più garantire l’illuminazione pubblica».

Gennaio 2023 è dietro l’angolo. Pertanto, cosa si augura?

«Mi auguro che il grido d’allarme sollevato nell’Assemblea Regionale Siciliana dal gruppo “Popolari e Autonomisti” non rimanga una voce solitaria, ma tutte le forze politiche si uniscano in maniera corale mettendo in campo azioni comuni che evitino questo probabile e ingiustificato rincaro del costo dell’energia elettrica per le imprese e i comuni siciliani. Questa situazione metterebbe in seria difficoltà non solo gli enti interessati, ma l’economia dell’intera Regione. E’ inaccettabile che la Sicilia debba affrontare questo stato di cose, mentre in altre regioni, come la Lombardia, non subirà nessuno aumento».