'Noi non molliamo', 'licenziata da una banda di ladri': sono queste le frasi scritte sugli striscioni dei 21 ex dipendenti che si sono "barricati", dal 18 novembre, sul tetto dell'Ospedale San Camillo di Roma dopo essere stati licenziati ingiustamente. Cinque anni fa la società Markas e Cascina si aggiudicano per 8 Milioni di euro l'appalto delle pulizie del San Camillo-Forlanini, tre anni dopo il 20% di quell'appalto viene ceduto al consorzio Gedis che lo cede, a sua volta, alla consorziata SGS, che dopo un anno va in crisi e ricorre alla Cassa integrazione ma non basta ed è costretta a licenziare alcuni dipendenti scrivendo "Esubero del personale" come motivazione.

La deputata Monica Gregori e il senatore Massimo Cervellini, di Sinistra Italiana-SEL hanno dichiarato: 'Sono 21 i licenziamenti che la ditta SGS, subappaltante della nota società “Cascina” vincitrice dell’appalto del servizio di pulizie presso il S. Camillo- Forlanini, ha effettuato, dichiarando che dopo la chiusura del Forlanini non ha più metratura disponibile per espletare il servizio’.

La battaglia dei licenziati del San Camillo

I casi di disoccupazione a Roma e in Italia continuano a crescere, la gente che lavora da anni con un contratto fisso viene licenziata dalla stessa azienda che pensava di potersi fidare. "Mio figlio mi ha detto, addirittura, papà io non vado più in palestra andrò a lavorare": le parole di Massimiliano, uno degli ex dipendenti che si trova sul tetto.

"Quando mi è arrivata la lettera io non ci credevo. A me, sempre presente, mai malattia, 24 anni che lavoro qui. A 62 mi ritrovo licenziata, ho un mutuo da pagare".Testimonianze degli ex dipendenti del San Camillo che non si sono dati per vinti e sono saliti sul tetto del loro stesso ex posto di lavoro per dormire, mangiare e protestare per il loro posto di lavoro negato.

La protesta dei licenziati

Dirette Facebook, dirette televisive e tanto altro. Gli ex lavoratori vogliono far sentire la loro voce, una voce di speranza che in qualche modo vuole aiutare quelle persone che si ritrovano tutt'oggi senza un lavoro fisso e che sperano, un domani, di tornare a lavorare dove gli è sempre stato concesso fino ad oggi.