L’ischemia cardiaca costituisce causa dimorte prematura nel mondo, con un impressionante tributo pari a 7.250.000 vite.Per la medesima ragione, ogni anno muoiono in Italia circa 37.000 persone. Difatto, l’assenza d’una irrorazione sanguigna arteriosa “ossigenata” del tessutomuscolare cardiaco ne causa la morte, generando in esso letali cicatrici, le cuiconseguenze variano in relazione all’estensione stessa dell’insulto. Problemivalvolari, aritmie, insufficienza, emorragie, ostruzioni arteriose e spasmicostituiscono purtroppo le voci di un’infausta gamma fenomenica, legata all’insufficiente funzionamentodell’organo cardiaco.
Moltissimo ad oggi quindi resta daottimizzare, tantissimo da prevenire, educare, orientare. I disturbi più o menoseveri, legati al malfunzionamento cardio-vascolare hanno visto aumentare negliultimi decenni la frequenza e l’intensità del loro manifestarsi, poichècorrelati agli stili di vita, all’alimentazione o a comportamenti socio-nutrizionalispesso in contrasto con ineludibili esigenze fisiologiche.
Al contempo, la Scienza e la tecnologia in campo medico hanno incalzato la“malattia” con caparbia lungimiranza, individuando percorsi terapeutici echirurgici che hanno migliorato straordinariamente le condizioni patologiche dei soggetti colpiti dadisagi cardiaci. Infatti, molto recentemente è stata messa a punto una tecnicamini-invasiva, senza l’ausilio delle funzioni di circolazione extracorporea, ed evitando l’invasivaesecuzione di apertura-torace del paziente, sperimentata con favorevole esitopresso l’ospedale Molinette di Torino.
L’intervento è stato condottodall’équipe del cardiochirurgo Rinaldi, su un paziente di 54 anni colpito da uninfarto esteso, in attesa ditrapianto e già affetto da cardiomiopatia ischemico-dilatativa e aneurismaanteriore.
L’evento chirurgico, cui hacollaborato il cardiologo D’Amico, ha permesso di ridurre - conun’azione assimilabile a un lifting e “passando” una sonda attraversola giugulare - la superficie del cuore colpito dall’insulto, e senza inciderein alcun modo il torace del paziente. Tale metodica permetterebbe dunque dirimodellare il ventricolo, arrivando a ridurne il volume fino al 35% erestituendo in tal modo una più funzionale contrattilità al muscolo cardiaco.