Molti, prima o poi, si sono fatti questa domanda: "Come curare un serial killer?". In questo articolo vi forniremo qualche informazione sulla diagnosi clinica dei serial killer che si dividono in due categorie: il serial killer sano di mente (che viene etichettato come "psicopatico" o "sociopatico", cioè un soggetto che soffre di uno o più disturbi di personalità, ma che è cosciente delle proprie azioni e si rende conto della differenza tra realtà e fantasia), e il serial killer incapace di intendere e volere, il cosiddetto "pazzo" o "malato", un soggetto, cioè, psichiatrico (molto spesso, schizofrenico, in preda ad allucinazioni e deliri). Per quanto riguarda le pene per delitti commessi, nel caso in cui il serial killer sia considerato sano di mente, riceve una condanna a una pena detentiva da scontare col carcere, in molti casi l'ergastolo; se, invece, viene riconosciuto schizofrenico, sarà destinato all'ospedale psichiatrico.

Gli psicopatici, in generale, sono molto difficili da curare: il trattamento dello psicopatico adulto ha speranze di riuscita molto basse; la psicoterapia presenta scarse possibilità di successo per i seguenti motivi:

  1. la personalità psicopatica appare resistente ai cambiamenti: manca il desiderio di cambiare;
  2. poichè il rapporto empatico è la regola essenziale per la psicoterapia, le carenze dello psicopatico in questo campo costituiscono un ostacolo per il processo terapeutico
  3. lo psicopatico tipico ha uno scarso senso di colpa e quindi non si pente per il fatto di mancare agli appuntamenti, di aggredire il terapeuta (verbalmente o fisicamente) o di interrompere bruscamente il trattamento.

Giannangelo (1996) oltre alla definizione di "psicopatico", "sociopatico" e "Disturbo Antisociale di Personalità", volle inserire la definizione di Disturbo da Modello Omicidiario, nel Manuale dei Disturbi mentali (DSM-IV TR), classificato come "Disturbi del Controllo degli Impulsi Non Altrimenti Specificati", le cui caratteristiche sono le seguenti:

  1. omicidio deliberato e motivato o tentativi di omicidio di sconosciuti in più di un' occasione;
  2. tensione o aumento dell'emozionalità qualche tempo prima dell'azione;
  3. piacere, gratificazione o sollievo nella commissione dell'atto omicidiario;
  4. il soggetto comprende l'illegalità delle sue azioni e continua a evitare la cattura;
  5. gli omicidi non sono motivati da un guadagno finanziario, non devono coprire un altro crimine, esprimere rabbia o vendetta, essere il risultato di un' incapacità mentale.
Trattamento del serial killer
Psicologi e psichiatri effettuano la diagnosi allo scopo di "etichettare" il soggetto. Nelle carceri, l'approccio più utilizzato con i serial killer è sempre stato quello della terapia comportamentale: scopo, infatti, del sistema penale è quello di rinforzare il comportamento accettabile, penalizzando invece il comportamento negativo. Però, questo approccio non è adatto per i criminali, in quanto non provoca cambiamenti duraturi nella personalità del soggetto. Infatti, il serial killer si comporterà bene per essere liberato il più in fretta possibile. Nemmeno la terapia psicoanalitica funziona con il serial killer: infatti, come ha notato Yochelson (1978), questi soggetti, anche dopo molti anni di terapia, continuano ad uccidere come prima, con la differenza che gli omicidi sono più sofisticati. Per gli individui classificati come schizofrenici, il trattamento è farmacologico, per eliminare le allucinazioni che impediscono il contatto con la realtà da parte del soggetto, ma le medicine possono provocare l'effetto opposto, cioè far aumentare le allucinazioni e incrementare, così, il numero di omicidi.