Classificata terza disgrazia mondiale per l'OMS, dopo le malattie cardiovascolari e il cancro, la carie è al primo posto nei problemi dentali. La carie non è meno rivelatrice del nostro vissuto. Contrariamente alla credenza diffusa, lo zucchero non è l' unico responsabile della carie. Nel suo stato normale, il dente è fornito di uno scudo protettore che gli preserva via la saliva. Esperimenti scientifici hanno concluso che uno stress nervoso prolungato annulla l' immunità naturale del dente. Diventa, allora, vulnerabile agli acidi prodotti a partire dallo zucchero per i batteri. Per l'animale come per l' uomo, molti studi hanno confermato che i soggetti stressati sviluppano di più la carie che gli altri.
Le carie sarebbero la conseguenza diretta della mancanza di libertà. Le carie appaiono nello stesso tempo delle prime guerre tribali e questo non è un caso. Gli stress sociali e psicologici sono una causa maggiore del sopraggiungere delle carie. I soggetti più esposti sono i tipi introversi a tendenza nevrotica: un' attitudine di chiusura, di rigidità interiore e l'impossibilità di mettere un termine sul proprio vissuto (questo fenomeno detto anche assenza di verbalizzazione) favoriscono la carie.

La carie traduce il rifiuto di esprimere una parte di se stessi, un dono o una capacità, in reazione ad un avvenimento stressante o che, comunque, segna la vita. Il dente malato indica quell'aspetto di sè che è stato rifiutato.

Per il bambino, esprime il desiderio di abolire la barriera che lo separa dalla mamma, per ritrovare lo stato di fusione legato ai primi mesi della vita. La carie ha, inoltre, il triste privilegio di essere capace di distruggere il tessuto più duro di tutto il corpo: lo smalto. Traduce il desiderio inconscio di annientarsi per raggiungere l' aldilà, un mondo disincarnato o virtuale. Rifiuto di mordere la vita a pieni denti, di nutrirsi su tutti i piani, di nutrimenti terrestri, golosità, sensualità, piaceri, ecc. Le carie multiple e profonde accompagnano, spesso, un contesto di depressione. La persona rigetta il suo corpo e le obbligazioni legate alla materia. L' apparizione delle carie multiple è il segno che la persona "vivacchia", manca di zavorra, densità, perde il senso della realtà. Le carie, profonde e invasive, a sviluppo rapido, arrivano in momenti della vita in cui non si accetta più di vivere. Essere, quindi, eroso da una carie, da un cancro o da un' altra malattia corrisponde alla stessa problematica tradotta dal corpo a dei livelli diversi. In breve, comunque, la carie traduce concretamente il "no" che noi opponiamo alla vita.

Analizzata in particolare, ogni carie traduce un vuoto preciso: materiale e affettivo (denti del basso); educativo (denti dell' alto). Per la loro ripartizione, le carie mostrano là dove noi siamo deboli, là dove la nostra costruzione è porosa, fragile o friabile perchè non abbiamo ricevuto, da bambini, il nutrimento, nel senso più ampio del termine, di cui noi avevamo bisogno. Ad esempio, una carie su un primo molare in basso a sinistra (dente della mamma) dice: "non ho avuto il sostegno materno"; una carie su un incisivo centrale in alto a sinistra (dente del ragionamento) dice: "Non ho ricevuto lo sguardo benevolo di un padre per costruirmi". E ci sarebbe da dire ancora molto sulla carie.. In sostanza, comunque, la carie che distrugge i nostri denti è una forma di autodistruzione inconscia.