Giorni di festa per la scienza. La medicina sorride. Per la prima volta al mondo è stato trapiantato un bacino artificiale per salvare un ragazzo di 18 anni dal tumore osseo. Il cancro lo aveva colpito precisamente un anno fa e il giovane era stato considerato del tutto inoperabile, destinato quindi a lottare da solo contro la malattia e a spegnersi piano piano. L'operazione è stata molto lunga, è durata 12 ore. La protesi è un emibacino in titanio e tantalio, realizzato negli USA, con una Tac. Questa infatti ha permesso la costruzione di un bacino delle stesse misure e dimensioni di quello del paziente; inoltre il tantalio si integra facilmente con le ossa umane.

Questo "miracolo" è avvenuto al Cto di Torino, ospedale traumatologico della "Città della Salute".

Il ragazzo soffriva di osteosarcoma del bacino. Sono stati 16 i cicli di chemioterapia a cui si è sottoposto nel reparto di Oncoematologia dell'Ospedale Regina Margherita. La direttrice è la dottoressa Franca Fagioli. L'intervento è riuscito grazie all'aiuto e alla totale collaborazione da parte dell'intera équipe della "Città della Salute". Non è il primo eclatante risultato che ottiene: ultimamente c'è stato l'impianto di un'arteria artificiale che ha salvato la vita a un bambino di appena 4 anni. Sono state portate avanti, inoltre, importanti sperimentazioni come la dialisi polmonare praticata con successo a quei pazienti che soffrono di broncopneumopatia cronica.

Il ragazzo ha reagito positivamente all'intervento e ora sta bene. Ecco le parole del padre, Bartolomeo Acotto, gioioso e ancora quasi incredulo: "è stato mio figlio ad insistere per il trapianto, ora a questi medici farei un monumento" e ancora "senza questo intervento sarebbe morto. Sognava di fare l'avvocato ora ha cambiato idea: vuole fare il dottore".

Bartolomeo racconta anche del coraggio del 18enne che non ha mai smesso di sperare e di credere che sarebbe guarito. Il responsabile della Chirurgia oncologica ortopedica del Cto di Torino è Raimondo Piana.