Sembrava impossibile, di quelle cose che "succedono solo nei film". Invece la nuova frontiera della medicina è arrivata, e Vienna ne è stata lo scenario. Il gruppo di Oskar Aszmann dell'Università di Vienna, ha, infatti, sviluppato una nuova tecnica denominata ricostruzione bionica. Fra il gruppo di ricercatori possiamo vantare anche un eccellenza italiana, rappresentata dal Direttore del Dipartimento di Ingegneria della neuroriabilitazione dell'Università di Gottingen in Germania, il Dott. Dario Farina.

La tecnica consiste nella sostituzione di un arto rimasto paralizzato in seguito ad un incidente, ed è stata testata su tre uomini austriaci, i quali avevano riportato lesioni al plesso brachiale, il sistema di nervi che trasmette gli impulsi al cervello, permettendo i movimenti.

Per anni i tre uomini sono stati impossibilitati a svolgere tutte quelle piccole azioni che fanno parte della quotidianità di tutti, come abbottonarsi una camicia, versare dell'acqua, scrivere, tenere in mano una posata. Oggi, grazie al fantastico lavoro dell'equipe, i pazienti potranno tornare ad una vita normale, ma la procedura è stata tutt'altro che semplice. In primo luogo, c'era da verificare i segnali residui presenti nei nervi del plesso rimasti sani. I leggeri segnali ottenuti sono risultati sufficienti per permettere di comandare l'arto artificiale. Ma non basta collegare la mano bionica all'avambraccio, ci vuole anche un allenamento mentale non indifferente per imparare a comandare tali segnali.

Dopo mesi di training cognitivo, i tre austriaci si sono potuti sottoporre all'amputazione dell'arto paralizzato, permettendo l'impianto della protesi, e a lunghe sedute di riabilitazione per imparare ad usare la mano nuova.

La ricerca sta ottenendo ottimi risultati e si sta evolvendo verso una direzione che fino a poco tempo fa sembrava inarrivabile, utopica.

La nuova tecnica potrebbe essere testata anche su altri arti paralizzati, permettendo, a chi ha subito incidenti, di tornare ad una vita normale. E tutto grazie al cervello. È proprio il caso di dire "basta pensarlo"!