La ricerca italiana
Il morbo di Parkinson è molto comune tra i più anziani.
Ma si prevede che la stimolazione wireless possa avere, in futuro, interessanti implicazioni. I ricercatori, infatti, spiegano come il loro studio sia candidato ad aprire nuove prospettive "che spaziano dalla neuroprostetica alla medicina rigenerativa". Una di queste possibili implicazioni, per esempio, potrebbe coinvolgere il trattamento di patologie la cui terapia richiede una stimolazione neurale, proprio come il Parkinson.
Il sistema, come anticipato, non è invasivo ed evita al paziente anche la fastidiosa applicazione di elettrodi. Per far ciò, è stato necessario individuare il meccanismo esatto che conduce alla stimolazione neuronale. Gli scienziati italiani, quindi, si sono concentrati sull'individuazione dei canali della membrana cellulare che vengono coinvolti nel fenomeno.
Come altri studi precedenti hanno efficacemente dimostrato, l'elettricità nelle nanoparticelle è determinante nell'ottenere la necessaria eccitazione dei neuroni. Come gli stessi ricercatori hanno spiegato, nel corso dei loro esperimenti hanno coltivato neuroni in presenza di nanoparticelle piezoelettriche, ossia in grado di convertire l'energia da meccanica in elettrica.
La tecnica, inoltre, per produrre la sua stimolazione wireless si è basata sull'uso di nanoparticelle e ultrasuoni. Sono proprio questi gli artefici "dell'accensione" a distanza delle cellule nervose. Il trattamento, dunque, potrebbe avere una sua futura applicazione anche nella stimolazione di altri tessuti, come quello cardiaco, poiché anch'esso eccitabile. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista ACS Nano.
Se vuoi rimanere aggiornato su questo ed altri argomenti, clicca sul bottone "Segui" vicino al nome ad inizio articolo.