Può accadere che in seguito ad una malattia degenerativa tipo l’Alzheimer o in seguito ad un trauma non si riesca a ricordare quello accaduto fino a poche ore fa mentre si ha un ricordo vivido di fatti della propria infanzia, questo accade quando il contenuto della memoria a breve termine non è ricodificato per quella a lungo termine. Descrivendo il tutto con un esempio, come se uno possedesse una raccolta di vecchie videocassette e non potesse salvarne il contenuto trasferendolo sui più durevoli DVD. Per porvi rimedio avremmo bisogno di un meccanismo che converta i dati contenuti nella memoria in breve termine in contenuto consono ad essere alloggiato in quella a lungo termine aggirando così la parte del cervello danneggiata.

Un’equipe di ricerca statunitense ci sta lavorando da tempo e durante la Conferenza internazionale di ingegneria biomedica tenutasi a Milano ha dichiarato di aver raggiunto dei progressi in tal senso, la notizia è stata poi ripresa dal Financial Times.

I possibili sviluppi in campo medico e militare

A capo del progetto portato avanti dalla Università della California del Sud sta Ted Berger il quale ha dichiarato che grazie al loro sistema sarà come tradurre dallo spagnolo al francese senza nemmeno conoscerli. Alla base di tutto sta un algoritmo che imita il meccanismo con cui gli impulsi elettrici sono riprocessati nell’ippocampo per poter essere archiviati in forma durevole nella neurocorteccia.

Qualsiasi sia il contenuto memonico, che si tratti di ricordare dove si è parcheggiato o dove abbiamo lasciato le chiavi di casa, il funzionamento dell’algoritmo rimane identico. All’inizio gli studiosi hanno impiegato dei modelli animali, in seguito hanno osservato come i segnali venivano processati nel cervello di alcuni pazienti epilettici ai quali veniva chiesto di eseguire test come ricordare la forma o la posizione di oggetti su un monitor.

Con i dati raccolti è stato sviluppato un algoritmo che ha raggiunto un grado di accuratezza del 90% nella traduzione dei segnali memonici.

L’esperimento definitivo sarà metterlo in pratica su pazienti che hanno danni all’ippocampo se dovesse funzionare sarà un po' come crackare il codice della memoria. I tumultuosi sviluppi in campo biotecnologico hanno destato anche l’interesse dei militari.

Berger infatti lavora con finanziamenti della DARPA, l’agenzia di ricerca che fa capo al dipartimento della Difesa americano. Stando alle dichiarazioni ufficiali l’obbiettivo di questi studi sarebbe aiutare i soldati feriti nel recupero della memoria ma c’è chi pensa che in futuro queste tecnologie possano venire impiegate per controllare il pensiero e manipolare i ricordi.