Il sonno rappresenta una parte importante nella nostra vita e anche uno dei momenti più critici, perché dovrebbe rappresentare il momento del riposo e del recupero per il nostro corpo dopo la giornata ricca di attività, impegni e spesso problemi ed ansie.Suscita sempre interesse quindi non solo tra il pubblico, ma anche per la scienza. Vi è un curioso e interessante studio condotto dal gruppo di ricerca coordinato da Daniel Forger dell'Università del Michigan e pubblicato sulla rivista Science Advances. I ricercatori hanno voluto indagare il rapporto con il sonno che hanno le popolazioni dei diversi paesi del mondo.I dati sono stati raccolti, in maniera anonima, per mezzo di un'app utilizzata da viaggiatori provenienti da 100 diverse nazioni.

Lo studio nasce per indagare proprio gli effetti del jet lag.

Emergono significative differenze già per quanto attiene la durata del sonno. Per i ricercatori gli olandesi sono il popolo più dormiglione, con una media di circa 8 ore e 12 minuti; noi Italiani ci difendiamo bene, collocandoci nella “top ten” con una media di circa 7 ore e 53 minuti. Tra i “attivi” troviamo gli abitanti di Singapore che chiudono la classifica con 7 ore e 24 minuti, preceduti di poco dagli instancabili Giapponesi con una media di 7 ore e 30.

Se questi sono i dati più curiosi e se vogliamo folcloristici, occorre segnalare che lo studio in realtà ci offre una ulteriore serie di dati interessanti e più articolati. Dati che ci consentono di riflettere meglio sulla qualità del sonno e forse anche su l’approccio che abbiamo con il tempo.

Gli Italiani e il sonno

Entrando infatti nel dettaglio dei dati relativi alla popolazione italiana, grazie alle anticipazioni fornite da una delle ricercatrici, la dott.ssa Olivia Watch, possiamo avere una più precisa rappresentazione del rapporto che abbiamo con il sonno. Rispetto ad altre popolazioni noi Italiani tendiamo ad addormentarci più tardi e quindi a ritardare anche l’ora del risveglio.

A tale riguardo è interessante incrociare questo dato con altri che emergono dallo studio; generalmente chi conduce gran parte della propria attività all’aperto, quindi esposto alla luce solare tende ad andare a dormire presto, il suo organismo sembra quindi mantenere una maggior sintonia con i ritmi naturali, con i propri ritmi circadiani e questo sicuramente potrebbe conciliarsi anche con una migliore qualità del sonno.

Al contrario, chi si addormenta nelle ore più tarde della sera abitualmente trascorre gran parte delle proprie giornate al chiuso e tende a lasciarsi condizionare dagli impegni della vita quotidiana, dallo stress, dai condizionamenti imposti dalla vita sociale.

I ricercatori osservano poi come queste alterazioni del sonno rispetto al ritmo naturale possano in molti casi essere alla base di una situazione costante di deficit di sonno, una condizione che sembra caratterizzare la maggior parte degli uomini di mezza età. Una situazione questa che finisce per ripercuotersi necessariamente sulle nostre capacità di affrontare lo stress e quindi sulla qualità della nostra vita.