Lo scorso anno erano state sdoganate dalla Public Health England, l’agenzia della Salute britannica, che aveva considerato le sigarette elettroniche (e-cig) con un tasso di pericolosità del 95% inferiore rispetto al tabacco. Ora arriva un report di 200 pagine, della Royal College of Physicians, dove vengono analizzati i dati forniti dall’istituto di statistica britannico (paragonabile all’ISTAT in Italia). Il dato emerso è che esiste un’associazione diretta tra un aumento della diffusione delle sigarette elettroniche e una riduzione del tabagismo.

Non è da escludere che nei prossimi anni il Servizio Sanitario Britannico possa prescrivere le e-cig come un aiuto per smettere di fumare. Ed in Italia, come siamo messi?

L’esperienza dei fumatori d'oltremanica

Su 2,2 milioni di fumatori inglesi, che hanno ripiegato sulla sigaretta elettronica, 800 mila hanno smesso di fumare mentre altri 780 mila, oltre ad aver lasciato la tradizionale sigaretta, hanno anche abbandonato la sigaretta elettronica.

Secondo Riccardo Polosa, professore all'Università di Catania e responsabile scientifico della Lega italiana antifumo (Liaf), questo fenomeno per ora è documentato solo in Gran Bretagna dove, da subito, è stata seguita una politica molto liberale e pragmatica.

Infatti, dal 2007, anno in cui sono stati introdotti sul mercato le e-cig, le autorità hanno lasciato piena libertà ai cittadini britannici di fare quello che volevano.

Dal 2012, tra i sudditi di sua Maestà il ricorso alla e-cig è diventata la scelta più diffusa per provare a smettere di fumare. Intanto le Autorità continuano a monitorare il fenomeno, prima di prendere qualsiasi decisione restrittiva.

Se questi risultati dovessero essere confermati, non sarà necessario prevedere alcuna limitazionema, anzi, l’uso delle e-cig potrebbe essere a carico del Servizio Sanitario Britannico, per aiutare i fumatori a smettere.

E in Italia?

Da noi non è stato effettuato alcun monitoraggio del fenomeno. Solo recentemente l’Istituto Superiore di Sanità ha fornito dei dati di un’inchiesta Doxa.

C’è stata una fase iniziale, con un mercato delle sigarette elettroniche in forte ascesa, dovuto anche alla novità, seguita da una fase di forte declino mentre, nell'ultimo periodo, anche in seguito ai dati provenienti dalla Gran Bretagna, si sta registrando una ripresa.

A partire dal 20 maggio, entrerà in vigore una nuova normativa, ancora più restrittiva di quelle attuali. Ma potrebbe essere anche l’occasione per una ristrutturazione di un mercato ancora molto frammentato, agevolando le medio-grandi organizzazioni.

Sono passati 50 anni da quando fu depositato il primo brevetto su un dispositivo in grado di vaporizzare delle soluzioni, inalabili. L’inventore era lo statunitense Herbert A. Gilbert.

Ma solo negli ultimi dieci anni, la sigaretta elettronica si è diffusa ovunque. Parallelamente, si sono formate due schieramenti: da una parte i favorevoli, che vedono in questi dispositivi un aiuto a smettere di fumare e, comunque, meno pericolosi delle sigarette tradizionali; dall’altra i contrari, coloro che sono preoccupati dalla tossicità delle sostanze (e impurezze) contenute nelle soluzioni usate nelle e-cig.

Come sempre, passeranno ancora diversi anni prima che nella comunità scientifica internazionale, a partire dalla classe medica, prevalga una posizione univoca e condivisa. E, soprattutto, supportata da evidenze scientifiche e risultati clinici, visto che parliamo della salute di milioni di cittadini.