L’orientamento politico, più che la condizione sociale o l’osservanza religiosa, è quello che influenza il pensiero del medico su temi sensibili come aborto, profilattici, stupefacenti, fumo, ecc. E’ un dato sorprendente emerso da una indagine effettuata su oltre 20mila medicini generalisti - i nostri medici di base - di 29 Stati. I ricercatori hanno selezionato un pool rappresentativo di medici, circa 1.500 suddivisi tra i democratici e i repubblicani, a cui hanno inviato un questionario, invitandoli a dare un punteggio, su una scala da 1 a 10, su alcuni temi importanti e la loro opinione sul come gestirli.

Questi dati sono stati quindi analizzati con i risultati che abbiamo detto.

Il pensiero politico dominante

Fare il tifo per una squadra di calcio rende il tifoso assolutamente riconoscibile perché nessuno cerca di nascondere questa passione. Avere delle convinzioni politiche è differente e spesso ci si sente dire che il voto è segreto e che è meglio non prendere apertamente posizione per non essere etichettati. Forse questa prudenza è giustificata dal fatto che avere una visione politica può influenzare anche le nostre scelte di vita quotidiana e professionale.

Il pensiero politico è quello che orienta un consumatore nel fare la spesa, nel scegliere un partner, nel cercare un posto di lavoro.

Ma se questo succede ad un medico allora la situazione può avere dei risvolti delicati. Infatti al nostro dottore possiamo chiedere un consiglio non solo sulla terapia da seguire ma anche su temi come il consumo di stupefacenti, aborto, contraccezione, fumo, consumo di alcolici, alimentazione, ecc.

Lo studio dell'Università di Yale

Uno studio americano, dell'Università di Yale nel Connecticut, a firma di Eitan D. Hersh e Matthew N. Goldenberg, questi giorni pubblicato su PNAS (Proceedings of National Academy of Sciences), ha voluto indagare sul rapporto tra orientamento politico e posizione presa dai medici americani su vari temi sensibili.

Posizione chepuòinfluenzareil tipo diconsiglio datoai propri pazienti.

Incrociando i dati di 20mila medici generalisti, corrispondenti ai nostri medici di base, residenti in 29 Stati americani, con quelli di un archivio di elettori che dichiaravano la loro appartenenza politica, hanno scoperto che questi sanitari erano per il 35,9% democratici, il 31,5% repubblicani e il 32,6% indipendenti o appartenenti ad altre forze minori. I ricercatori hanno quindi selezionato 1.529 professionisti, equamente suddivisi tra democratici e repubblicani ed hanno inviato loro un questionario. Il 20% ha risposto.

Le domande del questionario prevedevano un punteggio da 1 a 10, sull’importanza di alcuni temi e sul come li gestivano.

Parliamo di armi da fuoco, consumo di marijuana e aborto. I medici “repubblicani” sono risultati più favorevoli alla riduzione del consumo di stupefacenti e contrari all’aborto mentre i “democratici” sono risultati meno favorevoli alla detenzione di armi (un problema molto controverso e dibattuto negli Stati Uniti). Nessuna differenza rilevante su temi come l’alimentazione, ovvero il contrasto all’obesità, sui danni provocati dal fumo di sigaretta e sulla necessità di indossare il casco quando si va in moto.

La cosa più significativa è stata che queste differenze, rilevate nella sensibilità dei medici americani verso alcuni temi sensibili, erano più nette in relazione alla simpatia politica piuttosto che tra coloro che appartenevano ad una differente religione o stato sociale.

Per questo organizzazioni importanti come la Human Rights Campaign, che negli Stati Uniti rappresenta i diritti dei gay, consiglia a tutti coloro che sono lesbiche, gay, bisessuali e trans, di scegliersi un medico che abbia un pensiero tollerante se non favorevole su questi argomenti, altrimenti rischierebbero di essere mal consigliati.