Evviva la cucina multiculturale dai sapori e dagli odori fuori dal nostro comune uso quotidiano. Non c'è niente di più soddisfacente che conoscere nuovi orizzonti gastronomici ma occorre stare attenti ai regolamenti vigenti nei paesi da cui si importano gli alimenti che potrebbero varcare i confini nazionali con contaminazioni varie. La Coldiretti lancia l'allarme sui cibi più pericolosi e lo fa stilando una classifica in occasione delForum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio.

Il dossier Coldiretti "La classifica dei cibi più pericolosi"

Residui chimici, diossine, metalli pesanti, aflatossine cancerogene, additivi e coloranti. Sono solo alcune pericolose componenti riscontrate nel dossier realizzato sulla base del Rapporto del Ministero della Salute 2015 che ha analizzato un campione di prodotti esteri arrivati sulle nostre tavole.

Ma andiamo con ordine e vediamo nel dettaglio quali cibi sono potenzialmente pericolosi. L'allertacomincia dalle nocciole e da altri tipi di frutta secca che arrivano dalla Turchia con un carico di aflatossine cancerogene così come le arachidi cinesi mentre al terzo posto si posizionano il peperoncino e altre spezie dall'India che presentano contaminazioni microbiologiche e residui chimici in eccesso.

Occhio quindi alla curcuma o allo zenzero così tanto salutari! Il tonno e pesce spada spagnolo oltrepassano il limite di metalli pesanti mentre i fichi secchi e i peperoni turchi eccedono in pesticidi. La Turchia quindi tra i paesi più "pericolosi" così come l'India e l'allarme salmonella nei suoi semi di sesamo. Tra gli alimenti da cancellare nella lista della spesa anche i pistacchi iraniani e made in Usa, frutta e verdura egiziana, pesce dal Vietnam e pollame della Polonia.

Il primato italiano secondo la Coldiretti

"L'agricoltura italiana è la più green d'Europa" spiega il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. Possiamo vantare 285 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto di Ogm nell'agricoltura dove registriamo il maggior numero di aziende biologiche e il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici (0,4%). La priorità è quella di aiutare le imprese italiane liberandole dalla concorrenza sleale dei prodotti stranieri.