Gli effetti collaterali della grave crisi economica e finanziaria che colpisce l'Italia dal 2008 non dà tregua e, oggi, a pagare sono gli umili cittadini. Giovani, anziani, padri di famiglia costretti a rinunciare a legittime cure mediche a causa delle lunghissime liste di attesa del servizio pubblico e il proibitivo costo della sanità privata. Un recente studio dell'ISTAT rivela come l'incapacità economica di circa 10milioni di italiani, vieti loro l'accesso ad un diritto irrinunciabile. Una conseguenza più che drammatica se con esso vengono malamente calpestati i principi costituzionali.

Salute e mortalità

È vero che la Salute è strettamente collegata al benessere economico individuale e collettivo, ma è altrettanto vero che il comune cittadino non può pagare di tasca propria due o più volte i costi dei servizi pubblici. Nella voce sanità, i bilanci regionali si trascinano un debito trentennale. Ora la necessità di rientrare di tale debito, in associazione a nuovi fattori negativi riduce pesantemente quella garanzia sull'accesso alle cure gratuite agli indigenti sottolineata dall'articolo 32 della Costituzione.

Oggi, secondo quanto rivela l'Istat, oltre il 9% della popolazione si è visto negare un diritto fondamentale che dovrebbe essere garantito dal Servizio Pubblico Nazionale, con l'aggravante che certe patologie, se non sono curate o almeno studiate in tempo, rischiano la degenerazione.

Un futuro poco roseo

Le rinunce per motivi economici, che variano drasticamente a seconda della regione di appartenenza, si appesantiscono quando si tratta lo spinoso argomento delle nuove generazioni, le più colpite dall'infinita crisi. Lo studio in esame lancia l'allerta: “Il 32% dei giovani sotto i 18 anni non gode di buona salute, e vive sotto la soglia di povertà”.

Dati che con il tempo porterebbero a vanificare tutti gli sforzi che la scienza moderna è riuscita a mettere a disposizione dei cittadini, se questi non arrivano in salute alla terza età. La cattiva alimentazione e le mancate cure sin dall'infanzia, che scaturiscono per colpa delle precarie condizioni economiche, possono ripercuotersi sul tanto decantato allungamento della vita. Una ulteriore tegola che peserebbe sul servizio pubblico.