I ricercatori del laboratorio di nanoingegneria biologica del Mephl di Mosca (National Research Nuclear University Mephl) stanno mettendo a punto una nuova tecnologia grazie alla quale sarà possibile individuare ed attaccare le cellule malate.

Si tratta di una nanosonda che, una volta inserita nel corpo del paziente, sarà in grado di colpire unicamente le cellule affette dal cancro.

Il merito va a Mikhail Strijànov, presidente della Mephl, ed al suo team coinvolto in una importante ricerca mirata a creare dei “nanoshuttle” (della dimensione tra i 20 ed i 500 nanometri) impiegabili sia nella diagnosi della malattia, che nella cura, poiché in grado di trasportare i farmaci direttamente all’interno delle cellule tumorali; un metodo questo, che consentirà la riduzione degli effetti collaterali della terapia, aumentando esponenzialmente l’efficacia delle molecole introdotte nell’organismo.

Italia – Trf2 e Sirt6

Questi i nomi delle due proteine scoperte dall’italiana Annamaria Biroccio dell’Istituto Santa Regina Elena di Roma, in collaborazione con due ricercatrici del medesimo gruppo di studio di Oncogenomica ed Epigenetica, Angela Rizzo e Sara Iacchettini.

La Trf2 è stata identificata come la proteina responsabile, ad alte concentrazioni, della formazione del cancro, mentre la Sirt6 è la sua rivale, ovvero quella che il nostro organismo impiega per bloccare l’avanzamento della prima.

I risultati della ricerca finanziata dall’Airc (Associazione Italiana Ricerca Cancro) sono da interpretare come l’apripista a “nuove frontiere terapeutiche che potrebbero esser potenzialmente trasferite al trattamento di diversi tipi di neoplasie”, come sottolineato dal direttore scientifico dell’Ire Gennaro Ciliberto.

USA-Germania – Il meccanismo della diffusione precoce

Gli studi condotti parallelamente da due gruppi di ricercatori, uno statunitense guidato da Julio Aguirre-Ghiso (Ichan School of Medicine at Mount Sinai, NY) e l’altro tedesco a cui fa capo Christoph Klein (Università di Ratisbona), hanno portato alla scoperta delle dinamiche della diffusione precoce del cancro.

Si tratta in pratica dell’individuazione di un processo fondamentale che avviene ancor prima che la malattia sia evidente: dai test effettuati sia su cavie da laboratorio, che nelle biopsie da paziente, si è notato come alcune cellule impazzite (in questo caso del tessuto mammario), riescano a separarsi dalla lesione precancerosa prima ancora che il tumore sia definito.

Esse entrano in circolo nel sangue, andando ad annidarsi nei vari organi, in uno stato dormiente; dopo un determinato periodo, una sorta di sveglia molecolare, da loro l’input per risvegliarsi ed iniziare quindi a far progredire la malattia al di fuori dell’apparato in cui si è originata ed in maniera più aggressiva rispetto alle cellule malate ritardatarie.

Ciò spiegherebbe, secondo Aguirre-Ghiso, il perché il 5% dei pazienti presentino metastasi nonostante l’assenza di un tumore diagnosticato.