A parlare di un problema che si sta rivelando un vero e proprio allarme rosso, quello della crescente resistenza agli antibiotici da parte del genere umano, questa volta ci pensa, a sorpresa, un economista inglese, Jim O’Neill, che possiede un brillante background come collaboratore in Goldman Sachs nonché per il Ministero del Tesoro del Regno Unito.
Già nel 2014 Cameron affidò a lui il compito di analizzare il fenomeno e di individuare una roadmap al fine di contrastare il problema della resistenza agli antibiotici.
La resistenza agli antibiotici ha risvolti anche economici
Il fenomeno ha indubbiamente allarmato la comunità scientifica, che afferma che allo stato attuale la resistenza agli antibiotici provoca 700 mila morti all’anno, una vera e propria strage in grado di affettare tutto il pianeta nel giro di poco tempo.
Ma Jim O’Neill guarda al rischio con l’occhio dell’economista e sottolinea che, secondo una stima di previsione effettuata recentemente, già nel 2030 i costi associati al fenomeno ammonteranno a 2mila miliardi di dollari all’anno, con una crescita a 8mila miliardi nel 2050, vale a dire oltre cento trilioni nei prossimi 30 anni.
Insomma, la resistenza agli antibiotici è un problema anche economico di rilevante importanza.
L’economista ha perfezionato una strategia per il Regno Unito
Chiamato all’ordine, Jim O’Neill avrebbe ipotizzato una strategia per il Regno Unito per far fronte alla minaccia paventata ormai da diverso tempo.
Innanzitutto l’economista è dell’opinione che occorra un cambiamento nel modo di pensare e di agire, oltre che opportuni investimenti nel campo della prevenzione, delle tecnologie per la diagnosi e per la ricerca di nuovi preparati medicali.
Il mercato dovrebbe essere il principale campo d’azione e gli antibiotici, come sostiene O’Neill, non rappresentano oggi un settore particolarmente attrattivo per le aziende produttrici e per i loro investitori.
Del resto i primi profitti derivanti da una ricerca nel campo si vedono dopo 23 anni e con un investimento di centinaia di milioni di dollari.
Si è calcolato che tra il 2003 e il 2013 solo il 5% degli investimenti sono stati impiegati per la ricerca sugli antibiotici, quindi va da sé che questo settore debba essere maggiormente seguito.
Un incentivo per far sì che venga migliorata e potenziata la ricerca potrebbe essere l’istituzione di premi di ingresso sul mercato per i nuovi prodotti, accompagnati da un reale impegno da parte dei governi di tutte le nazioni per l’acquisto delle nuove molecole scoperte in laboratorio.
Quanto alla prevenzione, l’economista sostiene che è necessario migliorare l’igiene negli ospedali e le condizioni igieniche generali in tutti quei paesi che risultano essere a basso reddito.
E infine i vaccini: molte malattie batteriche curate oggi con gli antibiotici potrebbero essere evitate con una copertura universale di vaccini che agiscano su batteri comuni come lo pneumococco che, ricorda l’economista, esige 11,4 milioni di giorni di antibiotici all’anno per i bambini sotto i 5 anni.
Insomma, prima che sia troppo tardi.