La professoressa Kazuyo Tsuzuki del Department of Architecture and Civil Engineering della University of Technology di Toyohashi, in Giappone, ha effettuato dei test che evidenziano l'impatto dell'Aria Condizionata, in relazione alla velocità del flusso d'aria, sul sonno notturno.
Arriva il caldo!
L'inverno sta per terminare e anche il freddo, così almeno si spera. E con la bella stagione arrivano sole e temperature miti, per la gioia di tutti, o forse non proprio di tutti: sono numerose, infatti, le persone che nel periodo estivo trascorrono notti agitate per l'afa notturna.
Il caldo, specialmente in città, rappresenta un grosso problema, soprattutto per chi vive in un piccolo appartamento; e qui entra in gioco l'Aria Condizionata: possiamo utilizzarla per riportare la temperatura della stanza a valori accettabili e programmare il flusso d'aria per un giusto comfort. Anche qui però parecchie persone hanno problemi, specie se l'apparecchio rimane acceso tutta la notte: alternanza tra caldo e freddo, brividi, il soffio d'aria sul corpo è fastidioso; insomma, una notte non certo di tutto riposo.
In tanti poi ritengono che l'aria condizionata accesa tutta la notte sia nociva per la salute. La professoressa Tsuzuki ha quindi deciso di capire quale sia il settaggio ideale di un apparecchio AC, predisponendo due camere alla stessa temperatura, 26° C, ma con diversi flussi d'aria, e comparando la profondità del sonno e la temperatura del corpo dei soggetti utilizzando la misurazione ElettroEncefaloGrafica come report soggettivo.
Il comfort ideale
Stabilito che la velocità di 0,2 m/s, chiamata "insensible airflow", rappresenta la soglia del flusso d'aria non percepibile da una persona, il team ha verificato l'impatto di due differenti velocità: 0,14 m/s, definita Aria Condizionata "generale", e 0,04 m/s definita "su misura". I soggetti indossavano delle tute che misuravano parametri come temperatura della pelle e frequenza cardiaca.
L'apparecchio interrompe il flusso d'aria quando raggiunge la temperatura desiderata e lo riattiva quando la temperatura sale: lo studio ha confrontato la correlazione tra il momento della ripresa del flusso d'aria con i cambiamenti nella frequenza cardiaca, frequenza di veglia e i movimenti del corpo durante il sonno profondo.
I risultati hanno mostrato che alla velocità di 0,14 m/s entrambi i soggetti mostravano più movimenti del corpo, maggiore frequenza cardiaca e frequenza di veglia, sintomi di alterazione della profondità del sonno. Questo significa che è la velocità del flusso d'aria ad influire negativamente sulla qualità del sonno, dimostrato da più frequenti rotazioni del corpo e risvegli. Oltretutto, essendo lo studio condotto su maschi adulti, si presume che su donne e anziani, più sensibili al freddo, l'impatto sia ancora più forte.