Una piccola lumaca marina, conosciuta con il nome latino di Conus Regius, potrebbe rappresentare la fonte di un antidolorifico potente quanto gli oppioidi, ma privo dei famigerati effetti collaterali di questi ultimi. Il nuovo antidolorifico, il quale agisce sui recettori per l'acetilcolina, è stato testato da un gruppo di ricercatori della University of Utah che hanno pubblicato i risultati del loro lavoro sulla prestigiosa rivista scientifica PNAS. Alla ricerca hanno preso parte anche Lorenzo Di Cesare Mannelli e Carla Ghelardini, due farmacologi italiani dell'Università di Firenze.

Oppioidi, terapia del dolore e abuso di sostanze

Il sistema nervoso è dotato di efficaci sistemi per attenuare il dolore. Essi si trovano in diverse zone del cervello e del midollo spinale e si basano sull'attività di neurotrasmettitori come le endorfine. Tuttavia, in alcuni casi tali analgesici endogeni non sono sufficienti e bisogna intervenire con sostanze introdotte dall'esterno come gli oppioidi, di cui fanno parte la morfina e la codeina, e che agiscono sugli stessi recettori delle endorfine avendo una struttura simile. Ad esempio, i medici può ricorrere agli oppioidi nei casi di dolore acuto postoperatorio oppure di dolore neoplastico, ovvero causato dal cancro.

Sebbene siano molto efficaci, gli oppioidi utilizzati a scopo terapeutico sono associati a numerosi effetti collaterali indesiderati quali nausea, problemi respiratori, alterazioni dell'umore, interferiscono con i processi di ricompensa psicologica e possono indurre dipendenza.

Non solo, ma numerosi studi suggeriscono anche che vi sia una vera e propria epidemia da dipendenza da oppioidi utilizzati come droghe da abuso, come oppio ed eroina. A innescare questa epidemia potrebbe aver contribuito l'utilizzo degli oppioidi come antidolorifici per trattare il dolore non di natura maligna, come il dolore cronico, dietro prescrizione medica.

Un nuovo antidolorifico senza gli effetti collaterali degli oppioidi

Per i motivi appena ricordati, la ricerca farmacologica è al lavoro da anni per trovare dei validi sostituti agli oppioidi per curare il dolore di origine neoplastica o postoperatorio e anche il dolore cronico, senza il rischio di ricadere nelle controindicazioni legate all'utilizzo degli oppioidi.

"La natura ci mette a disposizione delle sostanze molto sofisticate e applicabili in maniera inattesa" afferma Baldomero Olivera, professore di biologia alla University of Utah introducendo lo studio da lui guidato “nel nostro laboratorio, ad esempio, siamo interessati da anni a studiare gli effetti di alcuni veleni sul sistema nervoso”.

In questo studio, la squadra di Baldomero Olivera si è concentrata su una sostanza contenuta nel veleno che il Conus Regium, un mollusco di cui è ricco il Mar dei Caraibi, utilizza per paralizzare e uccidere le sue prede.

"La sostanza isolata dal veleno si chiama Rg1A" continua a spiegare Baldomero Olivera "e abbiamo scoperto che nei ratti affetti da dolore neuropatico causato da chemioterapici, la agisce su circuiti nervosi implicati nel dolore, ma diversi da quelli interessati dagli oppioidi.

In particolare, la sostanza blocca i recettori nicotinici per l'acetilcolina α9α10".

"In questo modo" aggiunge Michael McIntosh, professore di psichiatria presso la stessa università "l'Rg1A blocca i segnali dolorifici non interferendo con i circuiti regolati dagli oppioidi e in maniera molto duratura, che supera la durata di permanenza della sostanza nell'organismo, arrivando ad agire per 72 ore contro il dolore, tanto da suggerire che la nuova sostanza possa potenziare l'attività di sistemi antidolorifici già presenti nel sistema nervoso e, per tale ragione, possa addirittura prevenire il dolore".

I neuroscienziati americani stanno ora lavorando per utilizzare la sostanza nell'essere umano e poterne valutare i rischi e l'efficacia nel trattare casi di dolore che non rispondono a nessun tipo di terapia.