Il Tumore al fegato è una neoplasia che non si manifesta con sintomi specifici, ed è anche per questo che in Italia meno del 10% delle diagnosi è stata fatta nella sua fase iniziale. Eppure questo tipo di tumore, solo nel corso dello scorso anno, ha colpito ben 12.800 italiani.

Ad oggi, si tratta di un cancro con bassa percentuale di guarigione visto che statisticamente solo il 16 % degli ammalati è ancora vivo a distanza di 5 anni dalla sua diagnosi.

Eppure, ancora una volta, la ricerca si sta dimostrando efficace. Per combattere le cellule cancerose si sta facendo ricorso all'immunoterapia, con l’obiettivo di risvegliare il sistema immunitario dei pazienti mediante l’impiego di una specifica molecola immunoterapica.

Lo studio e i risultati

La molecola impiegata è la Nivolumab, ed è grazie ad essa che si sono ottenuti effetti sostanziali in termini di riduzione delle dimensioni dei tumori e di aumento della sopravvivenza dei malati. Si stanno, così, aprendo nuove possibilità per le circa 28mila persone cui, nel nostro paese, è stata diagnosticato un tumore del fegato.

Si tratta di uno studio presentato di recente al Congresso della Società Europea per lo Studio del Fegato e che ha visto coinvolti 262 pazienti già trattati seguendo la terapia standard.

Lo ricerca ha evidenziato che l'impiego di questa molecola porta a riduzioni sostanziali delle dimensioni di questo tipo di tumore con un tasso di risposta quattro volte superiore al 5 % che è in grado di raggiungere l'attuale standard di cura.

Inoltre lo studio, come riferisce il Dottor Bruno Daniele direttore presso l’Ospedale “Rummo” di Benevento, ha evidenziato una regressione della massa tumorale maggiore del 30 % del volume nel 20 % dei casi sotto esame, contro il 3 % con la terapia attualmente impiegata.

La terapia con Nivolumab ha dimostrato inoltre di essere ben tollerata e di non dare effetti di tossicità epatica.

La situazione attuale

Oggi, per pazienti con un tumore al fegato in stato avanzato, a meno dell'intervento chirurgico, l’unico trattamento approvato prevede l’uso del farmaco antitumorale Sorafenib, con il quale purtroppo si ha una sopravvivenza media inferiore ad un anno. Per le persone che, per qualche motivo, non possono essere trattate con questo medicinale, inoltre, non esiste allo stato attuale uno standard di cura.

Il Nivolumab, nel nostro paese, è oggi approvato solo per il trattamento del melanoma, di alcuni tipi di tumore al polmone e del cancro al rene. E’ però in corso la procedura per ottenere l'autorizzazione della terapia per il cancro del fegato, del testa-collo e della vescica.