Bollite, strapazzate, alla coque, fritte, in omelette: sono tanti i modi in cui le uova possono essere cucinate. Non c'è limite alla fantasia ai fornelli nell'utilizzo di quest'alimento che, allo stesso tempo, potrebbe offrire molto di più di quanto immaginiamo. Secondo un recente studio condotto in Ecuador, pubblicato sulla rivista "Pediatrics", un uovo al giorno sarebbe in grado di combattere, in maniera semplice ed economica, i problemi di malnutrizione che impediscono al bambino di raggiungere un'altezza regolare specie nei primi 2 anni di vita.

È proprio in questa fascia d'età, infatti, che ogni ostacolo ad una crescita e ad uno sviluppo regolare può ancora essere reversibile.

OMS: 155 milioni di bambini troppo bassi per la loro età

La cattiva alimentazione, insieme alle infezioni e alle malattie infantili, sono tra le cause più frequenti di bassa statura. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ci sono 155 milioni di bambini sotto i 5 anni troppo bassi per la loro età. Le cause sarebbero legate alle difficoltà economiche in cui versano le famiglie che vivono a basso o medio reddito, e gli studiosi stanno cercando di approntare dei metodi utili per risolvere il problema. Lora Iannotti e colleghi hanno condotto un esperimento sul campo, recandosi presso gli altopiani rurali dell'Ecuador.

I ricercatori hanno fornito a bambini molto piccoli (6-9 mesi), uova da mangiare liberamente, per verificare se questo tipo di alimentazione potesse in qualche modo aiutarli ad azzerare i deficit di crescita.

Un uovo al giorno per 6 mesi: altezza recuperata del 47%

Circa la metà dei 160 bambini su cui è stato condotto lo studio (risultati tutti troppo piccoli di statura in relazione alla loro età), sono stati alimentati con un uovo al giorno per 6 mesi.

Gli altri, invece, sono stati monitorati costantemente per poi effettuare un confronto tra i dati raccolti. I ricercatori si sono recati presso le famiglie dei bambini ogni settimana, per assicurarsi che seguissero il piano alimentare, e per verificare eventuali problemi o effetti collaterali, tra cui un'eventuale allergia alle uova.

Alla fine dello studio, il sottosviluppo si è notevolmente ridotto tra i bimbi alimentati con le uova. Si parla di una riduzione del 47% del problema rispetto al gruppo non sottoposto all'esperimento. Alcuni bambini del gruppo di controllo hanno mangiato uova saltuariamente, ma quasi nessuno nelle quantità assunte da coloro che, invece, sono stati sottoposti ad un'alimentazione regolare a base di uova.

La responsabile della ricerca, la dottoressa Iannotti, ha dichiarato: "Siamo rimasti sorpresi dall'efficacia di questo studio. Ciò che è straordinario è che risulti molto accessibile alle popolazioni particolarmente vulnerabili alla fame e alla carenza nutrizionale". La studiosa, inoltre, ha aggiunto che le uova sono risultate un alimento molto ben tollerato dai bambini piccoli: "Le uova contengono una combinazione di sostanze nutritive, che riteniamo importanti".

L'uovo, un alimento prezioso: ma quando è consigliabile la sua introduzione?

L'OMS raccomanda alle madri di tutto il mondo di nutrire esclusivamente allattando al seno (o, se altrimenti necessario, con del latte appositamente formulato) i neonati per i primi 6 mesi di vita, al fine di ottenere una crescita, uno sviluppo e una salute ottimali. Superata questa fase, i bimbi dovrebbero essere nutriti con cibi complementari e nutrienti, proseguendo con l'allattamento fino ai 2 anni ed oltre. Lo svezzamento deve avvenire normalmente, in maniera graduale, anche se - com'è riportato sulle linee guida del Ministero della Salute - l'ordine con cui gli alimenti semisolidi e solidi vengono introdotti quando termina l'allattamento, non riveste più l’importanza che gli veniva attribuita in passato.

Ad ogni modo, si consiglia di consultare il proprio medico pediatra di fiducia per qualsiasi dubbio, chiarimento, consiglio. Di solito, nella prima fase di svezzamento si introducono:

  • vegetali cotti e tritati come patate, carote;

  • banana, pera o mela grattugiata;

  • crema di riso aggiunta al latte.

Successivamente:

  • carboidrati come riso, mais, porridge, akamu, tapioca, yucca

  • proteine (senza eccedere): montone, agnello, pollo, manzo, pesce, capretto, maiale.

La ricerca effettuata in Ecuador si è soffermata su bambini davvero in tenera età (6-9 mesi), anche se ciò non ha rappresentato alcun problema per i neonati e, anzi, ha permesso alle famiglie di trovare un modo economico per sopperire ai deficit nutrizionali che si presentano soprattutto nelle situazioni di povertà e a rischio malnutrizione.

Difatti, secondo gli esperti, in condizioni normali, onde evitare possibili allergie, l'uovo andrebbe introdotto più tardi, ovvero a partire dai 10 mesi e preparato sodo. Tuttavia, ci sono anche alcuni pediatri che consigliano di attendere comunque il compimento del primo anno di età, dopo il quale si può offrire al piccolo anche l’albume, meglio se cotto alla coque o in camicia, perché più digeribile.