La gluten sensitivity (sensibilità al glutine) non celiaca è una scoperta recente e sembra coinvolgere una popolazione molto più ampia rispetto a quella affetta da celiachia; in genere viene diagnosticata dopo eliminazione e rintroduzione del grano dalla dieta.

Ci si chiede se sia una fase transitoria e reversibile, dopo un periodo di 1-2 anni di dieta priva di glutine, oppure più duratura.

A tale proposito, i ricercatori del Dipartimento di Biologia, Medicina Interna e Specialistica dell’Università di Palermo hanno condotto uno studio su 200 pazienti con gluten sensitivity e sindrome dell’intestino irritabile (IBS); per 8 anni sono stati monitorate la continuità dell’adesione alla dieta priva di frumento e la severità dei sintomi riconducibili alla sindrome del colon irritabile.

Il 90% delle persone che ha seguito la dieta senza glutine ha mostrato dei miglioramenti. Dopo 99 mesi (poco più di 8 anni dalla diagnosi), circa il 74% dei pazienti ha mantenuto una dieta severa e, quando involontariamente ha consumato grano, ha manifestato di nuovo i sintomi della sindrome del colon irritabile.

La reattività al glutine non celiaca, dunque, non appare essere transitoria, pertanto chi ne è soggetto trova giovamento solo quando esclude costantemente dalla propria dieta gli alimenti con glutine (frumento, orzo, farro, segale, kamut). Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista “Gastroenterology” nel luglio 2017.

Gluten sensitivity non celiaca

I “markers” per identificarla sono attualmente insufficienti: l’aumento degli anticorpi anti-gliadina IgA nel sangue viene osservato solo nel 50% dei soggetti; si cerca pertanto di individuarla con una diagnosi ad esclusione di cibi contenenti glutine.

Uno studio, precedentemente pubblicato dagli stessi autori del lavoro, dimostrava che i soggetti affetti da ipersensibilità al glutine presentano una condizione immunologica marcata (reclutamento dei linfociti intraepiteliali nell’intestino, IEL, maggiore di 25 su 100 cellule epiteliali nella mucosa del duodeno).

Gli stessi pazienti evidenziano i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile (IBS): gonfiore intestinale, fitte all’intestino, stipsi alternata a diarrea, mal di testa e stanchezza cronica, pur avendo comunque villi intestinali integri, ossia non essendo celiaci.

Lo studio

Sono state reclutate 200 persone con diagnosi di gluten sensitivity non celiaca, di cui 19 uomini e 181 donne di età compresa tra 27 e 53 anni e sono state osservate per 99 mesi.

Per circa 8 anni la maggior parte dei partecipanti ha seguito con successo la dieta mostrando benefici; verso il termine dello studio un piccolo gruppo di 22 pazienti ha ricevuto nuovamente grano nella dieta, con lo scopo di valutarne le reazioni.

I risultati sono stati quelli della ricomparsa della sintomatologia dell’IBS.

Inoltre, dei 42 pazienti che hanno abbandonato il percorso, 23 hanno affermato di essere sicuri della loro sensibilità al grano, a causa della presenza di reazioni avverse dopo l’assunzione.

E’ stata, dunque, dimostrata una persistenza nel tempo della sensibilità al glutine.