Si è tenuto a fine giugno, nella capitale olandese, il 3° Congresso della European Academy of Neurology (Ean). In questa occasione sono stati presentati gli ultimi dati della sperimentazione clinica su due farmaci contro la sclerosi multipla, un anticorpo monoclonale umanizzato, ocrelizumab, ed una piccola molecola, siponimod, un modulatore selettivo del recettore S1P in grado di inibire l'uscita dei linfociti dai linfonodi. In entrambi gli studi clinici di Fase 3, i risultati sono positivi.

Una malattia autoimmune

La sclerosi multipla è una malattia autoimmune. Colpisce il sistema nervoso centrale con pesanti effetti debilitanti.

Questo a causa di un attacco anomalo dei linfociti B, del sistema immunitario, che producono anticorpi contro la mielina, la membrana che avvolge e protegge i neuroni. Questo attacco avviene sotto la regia dei linfociti T che portano inizialmente all’infiammazione del tessuto nervoso e successivamente alla morte del neurone, con conseguente interruzione della trasmissione dei messaggi dal sistema nervoso centrale ai muscoli periferici. Esistono tre forme di sclerosi multipla (SM), la più grave è la forma progressiva primaria (SMPP; 10%) che avanza senza pause. Mentre la forma progressiva secondaria (SMSP), uno stadio più avanzato della SMRR, avanza ad intervalli, tra una remissione e la successiva, e la forma remittente-recidivante (SMRR; 85%) alterna una fase di progressione ad una fase di regressione.

Esiste anche una quarta forma meno frequente, la recidivante progressiva (SMRP, 5%)

Finora queste forme venivano curate con l’interferone, sostanza che riduce i linfociti T. Nell’ultimo periodo stanno arrivando nuovi farmaci, ancora più efficaci, come Daclizumab (Zinbryta), Dimetil fumarato (Tecfidera), Teriflunomide (Aubagio), Fingolimod (Gilenya), Alemtuzumab (Lemtrada), Ocrelizumab (Ocrevus), Siponimod (BAF312).

Degli ultimi due, al convegno di Amsterdam sono stati presentati gli ultimi risultati clinici.

Il primo è un anticorpo monoclonale

Approvato ad aprile dalla FDA, ocrelizumab (Ocrevus, della Roche) è un anticorpo monoclonale umanizzato, diretto in modo selettivo verso l’antigene di membrana CD20, delle cellule B. E’ attivo nella forma di SM progressiva primaria (SMPP).

Ad Amsterdam sono stati presentati i dati di più studi clinici di Fase 3, chiamati Opera I, Opera II e Oratorio.

Nei studi Opera, in 96 settimane ocrelizumab è riuscito a stabilizzare la malattia nell’82% dei casi in confronto a quanto osservato con il gruppo trattato con Interferone beta-1a. Nello studio Oratorio, dopo 120 settimane ocrelizumab è riuscito a triplicare, verso il gruppo placebo, la percentuale dei pazienti dove la malattia si è stabilizzata. Con una significativa riduzione dei soggetti che dovevano ricorrere alla sedia a rotelle.

Il secondo è una piccola molecola

In questo caso parliamo di una piccola molecola, sigla BAF312, siponimod sviluppato dalla Novartis, già approvata dalla FDA nel 2010, efficace nella forma di SM remittente-recidivante (SMRR).

Viene somministrato per via orale e agisce come modulatore selettivo del recettore S1P, in grado di bloccare a livello dei linfonodi, la liberazione dei linfociti e precisamente delle cellule T. La sua azione è più selettiva rispetto a farmaci che agiscono con lo stesso meccanismo, come fingolimod. Ad Amsterdam sono stati presentati i risultati dello studio clinico di fase 3 detto Expand, che ha visto coinvolti 1.105 pazienti di età compresa tra i 18 e i 60 anni, con una storia clinica di SMRR, trattati con 2 mg/giorno di farmaco, per 18 mesi, verso un gruppo placebo (546 pazienti). Anche in questo caso i risultati sono stati positivi.

Come endpoint primario, valutato a 3 mesi, rispetto al placebo, il farmaco è risultato in grado di ridurre significativamente il rischio di progressione della malattia. Anche come endpoint secondario, ovvero recidive valutate annualmente, siponimod è risultato efficace come riduzione del numero e del volume delle lesioni, meno in termini di deambulazione.