Si chiama Tnfsf13B, un gene che codifica per una proteina, la citochina Baff - responsabile dell’attività di importanti funzioni immunologiche - il fattore predisponente di due malattie autoimmuni, la sclerosi multipla (SM) e del lupus eritematoso (LE). Lo studio è stato seguito da un team di ricercatori internazionale e finanziato da AISM e FISM. I risultati sono stati pubblicati su New England Journal of Medicine, primo autore Maristella Steri, e potranno contribuire a trovare una soluzione terapeutica per la sclerosi multipla e per altre malattie autoimmuni.
Una scoperta in accordo con il meccanismo di alcuni farmaci
Sono stati necessari sei anni di ricerche - finanziate dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM) - coordinate da Francesco Cucca, docente di genetica medica dell’Università di Sassari e Direttore dell’IRGB-CNR (Istituto Ricerca Genetica e Biomedica del CNR), per scoprire una variante genetica di Tnfsf13B, che potrebbe predisporre verso l’insorgenza di alcune malattie autoimmuni come la SM. Questo gene codifica per una citochina, detta Baff, finora conosciuta per essere il bersaglio di Belimumab (nome commerciale Benlysta), il primo farmaco approvato dalla FDA (marzo 2011) contro il Lupus Eritematoso.
Si tratta di un anticorpo monoclonale umano anti-Baff che inibisce la stimolazione dei linfociti B. In caso di malattie autoimmuni come la SM e il LE, i livelli ematici di Baff aumentano notevolmente con un conseguente aumento del numero di linfociti B e di anticorpi.
Per arrivare a questa scoperta, sono stati sequenziati i genomi di migliaia di individui sani e malati, al fine di determinare il loro profilo immunologico.
Si è iniziato con i cittadini sardi per poi estendere l’indagine ad individui residenti in altre regioni d’Italia, Spagna, Portogallo, Svezia e Regno Unito. Al termine di questa vasta indagine i ricercatori hanno identificato una particolare forma di gene Tnfsf13B, chiamata Baff-var. Si tratta di un evento estremamente raro e averlo individuato è un passo molto importante verso una migliore gestione di queste patologie.
Queste malattie sono dette 'multifattoriali' in quanto sono molteplici le cause che possono favorirne l’insorgenza, sia su base genetica che ambientale. La variante genetica di Tnfsf13B, presente nella popolazione sarda, offre comunque un vantaggio, ovvero predispone gli individui che lo posseggono alla resistenza verso la malaria.
Il cerchio si chiude
I risultati di questa ricerca mettono in risalto il ruolo dei linfociti B nelle patologie autoimmuni. Questi linfociti hanno la funzione di produrre anticorpi che ci difendono dall’attacco di agenti esterni (batteri, virus). Ma se 'impazziscono', iniziano a produrre anticorpi verso elementi non estranei: i cosiddetti auto-anticorpi, alla base della risposta infiammatoria di alcune patologie autoimmuni.
Questa scoperta è particolarmente importante in quanto potrà aiutare a definire piani di prevenzione mirati, a favore dei soggetti con questa variante genetica. I farmaci finora usati per controllare le malattie autoimmuni come SM e LE puntavano a ridurre i livelli ematici di linfociti B. Adesso scopriamo che a stimolare questi linfociti è la variante della proteina Baff (Baff-var) che a sua volta è sotto il controllo del gene Tnfsf13B. E così il cerchio si chiude.
Contro la sclerosi multipla sono disponibili molti farmaci, come l’interferone beta 1A e 1B, il glatiramer acetato, teriflunomide, fingolimod, ecc. Recentemente è stato approvato il primo farmaco biologico, Ocrevus (ocrelizumab), già descritto su questo giornale. Oggi un altro passo avanti è stato compiuto verso la conoscenza dei meccanismi alla base di queste malattie. E questo lascia ben sperare per lo sviluppo di nuovo farmaci.